In un Paese dove il rispetto per le divise dovrebbe essere sacro, si registrano con crescente preoccupazione episodi di violenza contro coloro che sono chiamati a garantire sicurezza e legalità.
Nel caso di specie, a essere oggetto di aggressione da parte di un cittadino italiano sono stati due carabinieri che, nel corso di un controllo stradale, hanno riscontrato un uomo in evidente stato di alterazione. Decidendo di sottoporlo a verifica, i militari sono stati aggrediti fisicamente. In particolare, l’uomo avrebbe procurato lesioni personali a uno dei Carabinieri presenti, causandogli un’escoriazione superficiale al gomito con prognosi di cinque giorni. Nonostante ciò, il pubblico ministero ha emesso sentenza di assoluzione per “mancanza di prove”, in quanto “il fatto non costituisce reato”.
I militari si erano presentati sul posto a seguito di una richiesta di intervento giunta alla centrale operativa, nella quale veniva segnalata la presenza di un uomo che camminava lungo la carreggiata buia, dopo essere sceso dal suo veicolo, in probabile stato di alterazione psicofisica.
Dalla lettura del verbale si evince che i militari, giunti sul luogo segnalato, hanno constatato la presenza, al centro della carreggiata non illuminata, di un’autoambulanza e del personale sanitario intento a calmare l’uomo, il quale si mostrava irascibile e riluttante ad assecondare le richieste dei militari. L’uomo, con la mano destra sanguinante e la camicia sbottonata, ha iniziato a proferire frasi come “c…o” volete porco diaz, non ho fatto niente, io di vita ne ho una”, inveendo anche contro gli automobilisti che sollecitavano l’intervento degli operanti.
Solo in quel momento l’imputato ha deciso di mostrare il proprio documento d’identità, “salvo poi dimenarsi dinanzi alla richiesta di entrare nella vettura da parte dei militari”.
L’autista ha iniziato a resistere fisicamente, senza proferire parola, arrivando ad aggredire uno degli operanti con un morso all’avambraccio.
Tuttavia, le motivazioni dell’assoluzione evidenziano che nel reato di resistenza a pubblico ufficiale il dolo specifico si concretizza nel fine di ostacolare l’attività inerente al pubblico ufficio o servizio in atto. Pertanto, un comportamento che non risulti tenuto a tale scopo, sebbene eventualmente illecito ad altro titolo, non integra il delitto in questione.
In questo caso specifico, tale scopo non risulta essere quello perseguito dall’imputato, anche perché l’uomo avrebbe riferito di aver agito in quel modo a causa del forte dolore avvertito a seguito della lussazione alla spalla, riportata durante la colluttazione con i militari.
Per il giudice, risulta sufficiente il fatto che, pur pronunciando frasi genericamente offensive e dalle quali trapelava un intenso stato di agitazione, l’uomo abbia comunque consegnato il documento d’identità.



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