Durante la presentazione del rapporto sulla situazione nei Territori palestinesi occupati, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese, ha sollevato un acceso dibattito al Palazzo di Vetro, denunciando un “sistema internazionale di complicità nel genocidio di Gaza”. La giurista italiana, collegata in video da Città del Capo a causa delle sanzioni statunitensi che le impediscono di recarsi a New York, ha affrontato critiche non solo da parte di Israele e degli Stati Uniti, ma anche dall’Italia, in un confronto che ha assunto toni politici e diplomatici accesi.
Il Rappresentante Permanente d’Italia, Maurizio Massari, ha contestato la credibilità del rapporto di Albanese, definendolo “del tutto privo di credibilità e imparzialità”. Massari ha sottolineato che il contenuto del documento “supera apertamente il mandato specifico della Relatrice” e ha richiamato il codice di condotta delle procedure speciali dell’Onu, il quale impone ai titolari dei mandati di garantire che le proprie opinioni personali non compromettano l’esecuzione della missione. Ha affermato che “ci sono ampie prove pubbliche che dimostrano come la signora Albanese non possa essere considerata imparziale”. Alla fine del suo intervento, ha rivolto due domande dirette a Albanese: “Crede davvero che questo rapporto e questo dibattito contribuiscano a raggiungere una pace duratura nella regione o ad alleviare le sofferenze dei civili? Non sarebbe un tragico paradosso se l’Onu venisse percepita come un ostacolo alla pace invece che un suo promotore?”.
In risposta, Albanese ha contrattaccato, affermando che “l’Italia mostra un livello di immaturità politica che non ho riscontrato altrove”, definendo “grottesco” l’intervento di Massari. Ha accusato il governo italiano di “violare il diritto internazionale continuando a fornire armi a Israele”, nonostante la Corte Internazionale di Giustizia abbia riconosciuto il rischio di genocidio. Albanese ha ribadito che “il genocidio a Gaza fa parte di un sistema internazionale di complicità” e ha esortato gli Stati a “sospendere immediatamente i legami militari, economici e diplomatici con Israele fino alla cessazione dei crimini”. Ha inoltre denunciato la “strumentalizzazione degli aiuti umanitari” e il “progressivo svuotamento del ruolo protettivo delle Nazioni Unite a Gaza”.
Alla domanda di Italpress se ritenesse che il Segretario Generale Antonio Guterres l’avesse difesa a sufficienza, Albanese ha risposto con un laconico “No comment”. Durante la stessa sessione, l’ambasciatore israeliano Danny Danon ha attaccato Albanese, definendola “una strega che diffonde odio”, scatenando reazioni indignate tra i presenti. Nonostante le forti critiche e l’isolamento politico crescente, Albanese ha concluso il suo intervento affermando: “Non è un’opinione, è diritto internazionale. Gli Stati che continuano a sostenere Israele militarmente rischiano la complicità in crimini internazionali”.
Il confronto al Palazzo di Vetro ha messo in luce le tensioni esistenti all’interno delle istituzioni internazionali riguardo alla questione israelo-palestinese. Albanese, con la sua posizione netta, ha richiamato l’attenzione sulle responsabilità degli Stati che continuano a fornire supporto a Israele, mentre Massari ha cercato di difendere la posizione italiana, sottolineando la necessità di un approccio più equilibrato e imparziale.
Questo scambio di accuse e difese ha evidenziato non solo le divergenze tra le varie nazioni, ma anche le difficoltà che le Nazioni Unite affrontano nel mantenere un ruolo di mediazione efficace in conflitti così complessi. La questione della legalità internazionale e della responsabilità degli Stati nel contesto del conflitto israelo-palestinese resta un tema di grande rilevanza, con implicazioni significative per la stabilità della regione e per le relazioni internazionali.
L’intervento di Albanese ha quindi riacceso il dibattito sulla necessità di una revisione del supporto internazionale a Israele, in un momento in cui le violazioni dei diritti umani e il rischio di genocidio sono al centro dell’attenzione globale. La sua posizione, sebbene criticata, ha trovato eco tra coloro che chiedono un cambiamento radicale nella politica estera delle nazioni coinvolte, evidenziando la crescente pressione su governi e istituzioni affinché agiscano in modo più responsabile e giusto.



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