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Ana Sergia Alcivar Chenche, 46 anni, è deceduta dopo una liposuzione eseguita in uno studio medico non autorizzato a Roma. Indagato il chirurgo e il personale coinvolto



La tragica vicenda di Ana Sergia Alcivar Chenche, 46enne di origine ecuadoriana, ha scosso profondamente la città di Roma. La donna è morta al Policlinico Umberto I poche ore dopo essersi sottoposta a un intervento di liposuzione effettuato in uno studio medico privo di autorizzazioni e situato in un appartamento nel quartiere Torrevecchia. L’operazione era stata condotta dal chirurgo plastico Jose Lizarraga Picciotti, ora indagato per omicidio colposo insieme all’anestesista Paolo Colcerasa e a un’infermiera che avrebbe assistito all’intervento.



Secondo le prime analisi del medico legale, la causa del decesso potrebbe essere una tromboembolia periferica. Tuttavia, sono state escluse altre ipotesi come una tromboembolia massiva polmonare o uno shock anafilattico. L’autopsia ha fornito elementi preliminari utili agli investigatori, ma ulteriori accertamenti saranno necessari per chiarire definitivamente le dinamiche della morte.

L’operazione si è svolta in condizioni tutt’altro che adeguate: l’appartamento adibito a studio medico non rispettava alcuno standard sanitario e non era dotato di strumenti idonei per interventi chirurgici. Inoltre, il luogo operava senza autorizzazioni da oltre dodici anni. Nonostante queste gravi irregolarità, il chirurgo continuava a eseguire interventi a prezzi decisamente inferiori rispetto alla media, attirando pazienti ignare dei rischi connessi.

Quando Ana Sergia Alcivar Chenche ha iniziato a sentirsi male dopo l’intervento, il chirurgo non ha immediatamente chiamato i soccorsi. Sono trascorse diverse ore prima che fosse contattata una società privata di ambulanze per trasportarla in ospedale. Questo ritardo potrebbe aver aggravato la situazione della donna, che è deceduta poco dopo il ricovero. Anche il personale dell’ambulanza privata è ora sotto indagine.

Le autorità hanno sequestrato lo studio abusivo e stanno conducendo approfondite indagini per verificare le responsabilità dei soggetti coinvolti. È emerso che Jose Lizarraga Picciotti non disponeva di alcuna cartella clinica della donna né di altre pazienti che si erano sottoposte a interventi presso il suo studio nel corso degli anni. Diverse donne lo avevano già denunciato per danni gravi causati da procedure chirurgiche mal eseguite. Il chirurgo era già sotto processo a Brescia per lesioni personali legate alla sua attività professionale.

La domanda che emerge è perché, nonostante fosse noto che lo studio non rispettava le norme sanitarie, il chirurgo abbia continuato a operare indisturbato. Sembra che la promessa di interventi a basso costo abbia spinto molte persone a ignorare i rischi legati alle condizioni dello studio e alla mancanza di sicurezza.



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