Antonio Di Pietro, ex magistrato e noto per il suo ruolo nel pool di Mani Pulite, ha annunciato il suo sostegno alla riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere dei magistrati. In un’intervista, Di Pietro ha chiarito che intende far sentire la sua voce in merito a questa questione, ma lo farà esclusivamente in qualità di individuo, senza legarsi a nessun partito politico. “Non lascerò che alcun partito politico ci metta il cappello sopra,” ha affermato, evidenziando la sua intenzione di rappresentare solo se stesso e i cittadini che desiderano essere informati su entrambe le posizioni riguardo al referendum.
Di Pietro ha espresso il desiderio che ci siano numerosi comitati a favore e contro la riforma, sottolineando che “questa è la democrazia.” Secondo lui, non è necessario che un comitato sia guidato da un partito, poiché la riforma riguarda direttamente i cittadini. “Io rappresento me stesso e, al massimo, quei cittadini che vogliono essere informati sentendo le due campane: anche quella del sì,” ha aggiunto, rimarcando il suo approccio indipendente.
Il sostegno di Di Pietro alla riforma va oltre la semplice separazione delle carriere; egli ha evidenziato altri due aspetti cruciali della proposta normativa. “In realtà, la riforma ha altri due punti focali che bisogna spiegare ai cittadini: l’estromissione del Consiglio superiore della magistratura dalle scelte disciplinari sui magistrati e l’introduzione del sorteggio per togliere potere alle correnti,” ha spiegato al Fatto Quotidiano. Di Pietro ha sottolineato che molti magistrati, compreso Nicola Gratteri, potrebbero essere favorevoli a queste modifiche. Ha poi avvertito che non intende valutare la riforma semplicemente perché proviene dal centrodestra, anzi, ha avvertito che “quelli del centrodestra che ci vogliono mettere il cappello sopra sbagliano e rischiano.”
Di Pietro ha insistito sul fatto che questa riforma non dovrebbe essere definita come una riforma della giustizia, ma piuttosto come una riforma della magistratura. “L’unica riforma della giustizia che serve è quella di farla funzionare. Ma questa riforma non incide sull’accelerazione o l’ammodernamento della giustizia; chiude solo il cerchio di un sistema processuale che nel 1989 da inquisitorio è diventato accusatorio,” ha affermato.
La contrarietà dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) alla riforma è un punto di discussione importante. Di Pietro ha spiegato che la resistenza dell’ANM è legata proprio ai due aspetti che riguardano la rimozione del potere del CSM di giudicare i magistrati e di gestire le nomine. “Io temo che l’Associazione magistrati sia fermamente, per non dire ferocemente, contraria proprio per quei due punti,” ha dichiarato, evidenziando la sua preoccupazione riguardo alla concentrazione di potere all’interno dell’ANM.
In questo contesto, Di Pietro ha ribadito l’importanza di una discussione aperta e democratica sulla riforma, incoraggiando la partecipazione di tutti i cittadini. Ha sottolineato che la riforma deve essere vista come un’opportunità per migliorare la trasparenza e la responsabilità all’interno del sistema giudiziario. “Questa è una riforma dei cittadini,” ha affermato, aggiungendo che la possibilità di ascoltare diverse opinioni è fondamentale per una democrazia sana.
Il dibattito sulla riforma della magistratura è destinato a continuare, con Di Pietro che si propone come un attore chiave nel sostenere il cambiamento. La sua posizione indipendente e il desiderio di coinvolgere i cittadini nel processo decisionale rappresentano un approccio distintivo in un panorama politico spesso caratterizzato da divisioni e conflitti di interesse. Con il referendum all’orizzonte, l’attenzione si concentrerà su come le diverse forze politiche e i cittadini risponderanno a queste proposte di riforma e quali saranno le conseguenze per il sistema giudiziario italiano.



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