Il dibattito politico sull’invio di armi all’Ucraina si intensifica, con il senatore della Lega Claudio Borghi che ha dichiarato all’ANSA che l’attuale autorizzazione per l’invio di armi a Kiev è valida fino alla fine dell’anno. A partire da gennaio, sarà necessario un nuovo voto del Parlamento per decidere se continuare il supporto militare e in che modalità. Borghi ha ribadito la sua posizione, affermando: “La mia posizione resta quella dello scorso anno quando dissi che quell’autorizzazione sarebbe stata l’ultima. Non ho alcuna intenzione di votarne un’altra”, aggiungendo che “non solo le cose non sono cambiate, ma sono andate come pensavo” con un “relativo aumento di morti”.
Inoltre, Borghi ha sollevato preoccupazioni riguardo alla gestione dei fondi destinati all’Ucraina, esprimendo dubbi sulla loro corretta amministrazione. Queste affermazioni hanno innescato una serie di reazioni da parte dei membri della maggioranza e dell’opposizione.
Il vicecapogruppo vicario di Fratelli d’Italia, Raffaele Speranzon, ha cercato di calmare le acque, affermando che il governo ha sempre trovato un accordo in merito alla difesa dei valori occidentali e all’integrità dei confini. Speranzon ha dichiarato: “Io credo andrà a finire come sempre. Nei fatti non ci sono stati mai scostamenti e non ho dubbi che anche questa volta l’autorizzazione sarà approvata”.
Commentando la posizione di Borghi, Speranzon ha riconosciuto che “è legittimo che ognuno possa avere le sue posizioni, che magari potrebbero anche variare… non siamo nell’imminenza del voto”. Ha inoltre sottolineato che, anche se un parlamentare decidesse di astenersi, questo non cambierebbe la sostanza della questione. Secondo lui, le divergenze in politica estera caratterizzano più il campo avversario rispetto alla maggioranza, che rimane unita.
In merito alle recenti critiche del vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, riguardo l’uso delle risorse per l’Ucraina, Speranzon ha risposto: “Siamo anche in campagna elettorale, poi vedremo…”. Ha riconosciuto che “il tema della corruzione è serio e va chiarito, ma non bisogna confonderlo con il sostegno all’Ucraina martellata dai bombardamenti russi”.
Le reazioni dell’opposizione non si sono fatte attendere. Francesco Boccia, presidente dei senatori del Partito Democratico, ha commentato che le dichiarazioni di Borghi, insieme a quelle di Matteo Salvini, evidenziano le tensioni interne al governo. “La posizione di Borghi, come le parole di Salvini di questi giorni, fotografano lo scontro, continuo, nel governo”, ha affermato Boccia. Ha aggiunto che Salvini sembra fare da portavoce per Mosca, mentre Guido Crosetto svolge il ruolo di ministro della Difesa e Giorgia Meloni tenta di mantenere un equilibrio tra le diverse posizioni.
Boccia ha inoltre notato che le stesse dinamiche sono evidenti anche nella manovra economica, dove la Lega insiste su rottamazioni e autonomia differenziata, mentre Fratelli d’Italia è concentrata sul condono per le elezioni regionali in Campania, e Forza Italia si preoccupa delle banche. “Siamo davanti a un condominio litigioso: stanno insieme solo per il potere”, ha concluso Boccia.



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