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“Attacco cardiaco a 5 mila metri, soccorsi dopo un giorno”: lo scioccante racconto di Simone Moro



L’alpinista italiano Simone Moro ha vissuto un’esperienza al limite della sopravvivenza durante una spedizione in Himalaya. A circa 5.000 metri di quota, mentre discendeva dal Mera Peak (6.476 m), è stato colto da un improvviso attacco cardiaco. Un episodio gravissimo, reso ancora più drammatico dall’impossibilità di ricevere soccorsi immediati.



Dopo aver avvertito un forte malessere, Moro ha consultato i medici via satellite ed è stato predisposto un trasferimento d’emergenza. Tuttavia, l’elicottero di soccorso ha impiegato ben 24 ore per raggiungerlo. Questo significa che il recordman mondiale ha dovuto trascorrere un’intera notte a quota elevata, in pieno attacco cardiaco e senza ossigeno supplementare, in una lotta contro il tempo e la propria salute.

Una volta evacuato e ricoverato all’ospedale di Kathmandu, in Nepal, gli accertamenti hanno finalmente chiarito la situazione e portato una svolta positiva. Per fugare ogni dubbio sulle voci incontrollate che circolavano sul suo conto, lo stesso Moro ha voluto raccontare direttamente ai suoi follower cosa fosse realmente accaduto.

“Dopo aver letto di tutto, da interventi a cuore aperto a bypass, posso dirvi che non mi è stato impiantato nessuno stent“, ha spiegato con la schiettezza che lo caratterizza. “La situazione era seria: avevo un’aorta coronarica otturata. I medici nepalesi mi hanno sottoposto a un’operazione per ripulirla, ripristinandone la pervietà. Da cosa fosse ostruita e da quanto tempo, non è ancora chiaro. Ma alla fine è stato tutto risolto con quell’intervento”.

Moro ha quindi voluto rassicurare tutti sulle sue condizioni attuali: “Sto bene. Tornerò in Italia tra un paio di giorni per ulteriori controlli di routine. Poi, conto di tornare a fare quello che amo”. Una dichiarazione che testimonia la sua tempra eccezionale e la volontà di non arrendersi.

Simone Moro è considerato una leggenda vivente dell’alpinismo estremo. Con alle spalle la conquista di otto vette oltre gli ottomila metri – tra cui quattro ascese dell’Everest – detiene record mondiali per le sue imprese invernali in alta quota. Questo episodio, oltre a scuotere la comunità alpinistica, getta luce sui rischi estremi e sulle difficoltà logistiche dei soccorsi in ambienti così remoti e inospitali.



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