Due dirigenti comunali di Brescia sono sotto processo per l’esumazione di 2.500 feti senza informare i genitori. L’udienza preliminare è stata rinviata ad aprile.
L’udienza preliminare per le due funzionarie del comune di Brescia, accusate di aver fatto riesumare circa 2.500 feti e piccoli nati morti senza avvisare le famiglie, è stata rinviata al 11 aprile 2025. Le due donne, Elisabetta Begni e Monik Liliana Ilaria Peritore, sono imputate di occultamento e distruzione di cadavere, violazione di sepolcro e vilipendio di tombe.
L’incidente è avvenuto nel cimitero Vantiniano di Brescia nell’autunno del 2021, quando le due funzionarie avrebbero dato ordine di riesumare i corpi senza informare i genitori. I familiari non sono stati avvisati della rimozione e non sono stati apposti i bollini di avviso sulle tombe, come richiesto dal regolamento. Questo ha scatenato le accuse delle famiglie, che si sono dichiarate completamente all’oscuro delle operazioni. Gli avvocati, Francesco Mingiardi e Gloria Girelli, che rappresentano le famiglie, stanno ancora valutando se costituirsi parte civile nel processo, in attesa di ulteriori accertamenti.
La questione ruota attorno a delle esumazioni effettuate senza il giusto preavviso e in tempi inappropriati, ben prima del termine minimo di 10 anni previsto dal regolamento regionale. Le risposte del Comune, che ha giustificato l’operato con costi e tempistiche, non sono state sufficienti a tranquillizzare i familiari. Secondo il Comune, gli avvisi sono stati affissi, ma non includevano i nominativi, per motivi di privacy.
Il caso ha sollevato molte polemiche e ha messo in evidenza delle lacune nelle procedure di gestione dei cimiteri. Le famiglie delle vittime stanno ora cercando giustizia, e la vicenda continua a destare indignazione.
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