Proprio mentre l’Europa chiede sacrifici a tutti, il suo corpo diplomatico ha acquistato piatti imperiali, calici di cristallo, porcellane pregiate e posate d’argento per quasi tre milioni di euro. Serviranno per cene eleganti, ricevimenti vari e incontri con personalità straniere sia a Bruxelles che nelle oltre 140 sedi sparse nel mondo.
A dirlo, con tono chiaramente polemico, è il britannico Daily Telegraph: secondo quanto riportato dal giornale, le stoviglie sarebbero in ceramica pregiata, decorate con bordi dorati e incisi con la bandiera Ue. Insieme a queste, compaiono calici per whisky, brandy e bollicine, senza contare portavivande d’argento, candele ornate e oggetti simili. La spesa totale sfiorerebbe i tre milioni di euro. Come sottolinea il quotidiano, l’importo raggiunto supera di circa dieci volte quello relativo a un ordine simile fatto poco fa dalla residenza presidenziale americana.
Il giornale dice che il Servizio esterno dell’Ue, nato nel 2009 col trattato di Lisbona, “cresce sempre di più”. Ma non solo: secondo lo stesso quotidiano britannico conservatore, è capitanato da Federica Mogherini, prima attivista giovanile a sinistra, poi ministra italiana degli Esteri. Dietro le quinte lavorano circa 3.400 persone. Con una spesa annua pari a 793 milioni di euro, la struttura si trova anche in posti come le Seychelles, l’Australia, il Canada e il Kazakhstan.
Da giovane comunista a piatti di porcellana e bicchieri di vetro. Il giornale britannico Daily Telegraph va giù duro con Federica Mogherini, capo della diplomazia Ue – così si chiama in breve Pesc. E non perché critichi soltanto la linea straniera dell’Unione; quel che infastidisce i contrari all’Europa oltre Canale è quanto si spende per apparenza diplomatica.
Il Daily Telegraph ha calcolato quanto spende l’Ue quando fa bella figura coi banchetti ufficiali, parlando di cene che raggiungono le 2 milioni di sterline (più di 3 milioni di euro). Secondo voci non confermate del giornale britannico, il Servizio esterno dell’Unione acquisterà stoviglie degne di un sovrano – almeno così dice il titolo – da usare sia a Bruxelles che nelle 140 sedi diplomatiche sparse nel mondo. I piatti, si mormora tra gli addetti ai lavori, saranno in raffinata porcellana cinese con orlo dorato e incisa la bandiera Ue; insieme arriveranno migliaia di bicchieri di cristallo per whisky, brandy o bollicine pregiato.
E poi spuntano vassoi, candelabri e roba simile, tipo centinaia di contenitori per ghiaccio d’argento. Il colpo forte viene col prezzo: quasi 2 milioni di sterline, una cifra che oggi suona strana, mentre l’Europa fatica (pensa alla Grecia o al problema dei migranti), più o meno dieci volte quel che ha speso la Casa Bianca poco fa per qualcosa del genere.
Ecco qui la cena da 2 milioni di sterline: posti a sedere (623 sterline), lampadari di cristallo (314.000), piatti pregiati (384.000), cibo per oltre tremila ospiti, duecentodieci macchine per pulire le stoviglie, più di mezzo migliaio di bottiglie di vino e un tavolo lunghissimo – quasi novecento metri – se chi partecipa si siede tutti in fila uno dopo l’altro. Il Daily Telegraph chiarisce subito che il Servizio europeo per gli affari esteri (European External Action Service, o EEAS) nasce nel 2009 col Trattato di Lisbona ma cresce piano piano d’importanza.
Il momento conta: quando nacque l’Eeas, a guidarlo era la britannica Baronessa Catherine Ashton. Perciò, se si parla al presente, significa che proprio ora il portafoglio si sta aprendo troppo.
Ecco spuntare il giornale conservatore che punta il dito: colpa di Federica Mogherini, una volta ragazza del Pci ora a capo della Farnesina. Adesso l’Ufficio esteri Ue conta 3.400 dipendenti e muove 793 milioni di euro all’anno, con uffici pure nelle Seychelles, in Australia, nel Canada e in Kazakistan.
L’Eeas guadagnerebbe stima negli USA, ma non nel Regno Unito, dove certi parlamentari temono un ridimensionamento del Foreign and Commonwealth Office.
C’è molta tensione su questo tema, anche per via dell’euroscetticismo diffuso, oppure perché Londra ha sempre avuto un modo diverso di fare politica estera – pensate a nazioni come l’Australia, la Nuova Zelanda o il Canada, dove il re del Regno Unito è ancora capo dello Stato. In più, da tempo dall’altra parte della Manica si vede Bruxelles come una macchina costosa e piena di carte, guidata coi soldi dei cittadini; figuriamoci ora che alla guida della diplomazia Ue c’è chi definiscono una “ex giovane comunista”.



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