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Campagna elettorale “green” per Matteo Ricci: i finanziatori dietro al padrone del natante



Matteo Ricci, candidato del campo largo alla presidenza delle Marche, è al centro di una controversia riguardante l’utilizzo della barca ecologica “Pelikan” per la sua campagna elettorale. La notizia ha sollevato interrogativi sulla trasparenza dei finanziamenti pubblici, poiché l’imbarcazione è sostenuta da fondi regionali. La questione si complica ulteriormente se si considera il passato di Ricci e le indagini in corso sui suoi collaboratori riguardanti affidi senza gara d’appalto nel Comune di Pesaro.



La “Pelikan Clean River” è un natante progettato per la raccolta della plastica in mare, un’iniziativa che, sebbene lodevole, ha suscitato critiche per il suo finanziamento da parte della Regione. È come se il pullman utilizzato da Romano Prodi durante la campagna elettorale del 2006 fosse stato addebitato a Palazzo Chigi. Sebbene non si possa contestare la legalità di questa situazione, molti la considerano poco appropriata.

La società che gestisce la “Pelikan”, la Garbage srl di Ancona, ha ottenuto nel 2024 un finanziamento di 152mila euro per le sue operazioni di pulizia del mare, di cui 48mila euro già liquidati. L’ideatore di questa iniziativa è Gianluca Carrabs, un personaggio noto nel contesto politico locale e parte dei cosiddetti “Ricci-boys”, coloro che collaborano con Ricci nelle sue attività promozionali.

Carrabs, originario di Urbino, è candidato al Consiglio Regionale nella lista di Alleanza Verdi e Sinistra, che sostiene Ricci. Ha un passato controverso, con una denuncia per corruzione elettorale nel 2024, successivamente archiviata. Esperto in economia ambientale, ha avuto un ruolo chiave nel progetto dei battelli anti-inquinamento, raccogliendo fondi sia dalla Regione che da associazioni ambientaliste.

Nonostante non ci siano prove di illegalità nel comportamento di Ricci, l’opinione pubblica si chiede se sia opportuno che un candidato alla presidenza utilizzi un’imbarcazione finanziata in parte dall’ente che intende governare. Inoltre, Ricci è attualmente sotto indagine per presunti abusi nell’uso di fondi pubblici per ottenere consenso elettorale, un’accusa che potrebbe avere ripercussioni significative sulla sua campagna.

Le polemiche non si fermano qui. Un’altra questione sollevata riguarda la proposta di Ricci di riconoscere lo Stato di Palestina come prima mossa se eletto. Questa dichiarazione ha suscitato dubbi sulla sua origine: si tratta di una sua idea o è stata suggerita da altri?

Inoltre, l’agenzia di comunicazione che gestisce la campagna di Ricci, la Lievito Consulting, ha attirato l’attenzione per i suoi legami con i gruppi parlamentari del Partito Democratico, ricevendo mensilmente 6mila euro. Non è sfuggito agli osservatori che la stessa agenzia ha emesso fatture per un totale di 52mila euro alla Fondazione Culturale Peschiera, attiva negli affidi ai tempi in cui Ricci era sindaco di Pesaro. Questi pagamenti sono avvenuti in concomitanza con la candidatura di Ricci all’Europarlamento, alimentando ulteriori sospetti sui rapporti tra l’amministrazione comunale e le spese per la campagna elettorale.

La domanda che si pongono molti cittadini è: perché il Comune di Pesaro, già dotato di un ampio staff di consulenti e esperti, ha deciso di affidarsi a un’agenzia esterna per la comunicazione? Sebbene non si voglia insinuare nulla di specifico, la tempistica tra le fatture pagate e le elezioni europee ha sollevato più di un sopracciglio tra i critici.



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