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Chi è Massimo Sette, il 46enne sospettato dell’omicidio del padre Bruno a Porto Viro



Un uomo di 46 anni, Massimo Sette, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio preterintenzionale per la morte del padre, Bruno Sette, 70 anni, avvenuta a Porto Viro. L’episodio sarebbe avvenuto durante una colluttazione.



Secondo quanto emerso dalle prime indagini, il tragico evento si sarebbe verificato nel vialetto dell’abitazione di famiglia situata in via Turati. Durante un litigio, il figlio avrebbe spinto il padre, facendolo cadere violentemente a terra. L’impatto avrebbe provocato lesioni alla testa così gravi da risultare fatali. Non è ancora chiaro quale sia stato il motivo scatenante della lite che ha portato alla tragedia.

Le autorità stanno approfondendo ogni dettaglio per ricostruire l’esatta dinamica degli eventi. Dopo il decesso del 70enne, ci sarebbe stato un tentativo di far apparire l’accaduto come un incidente d’auto. Tuttavia, le incongruenze emerse durante i primi rilievi hanno spinto gli inquirenti a concentrare l’attenzione su Massimo Sette, il maggiore dei tre figli di Bruno Sette.

Il 46enne, che viveva nella stessa abitazione con il padre e gli altri due fratelli insieme alle rispettive famiglie, è già noto alle forze dell’ordine per precedenti penali. Nel 2018 era stato condannato a tre anni e dieci mesi per incendio doloso, mentre nel 2016 era stato arrestato in flagranza di reato per aver violato un divieto di avvicinamento nei confronti di una coppia. In quell’occasione era stato trovato nel giardino dei due in evidente stato di agitazione.

La vicenda ha scosso profondamente la comunità di Porto Viro, dove Bruno Sette era conosciuto e stimato. Gli investigatori hanno interrogato per ore i familiari, i vicini e i conoscenti per raccogliere elementi utili a chiarire i fatti. Al momento, però, l’inchiesta si trova ancora nelle fasi iniziali e si attendono i risultati dell’autopsia per determinare con precisione le cause della morte del 70enne.

Le indagini hanno richiesto un’intensa attività notturna da parte delle autorità, che hanno lavorato senza sosta per raccogliere prove e testimonianze. La Procura ha formulato l’ipotesi di omicidio preterintenzionale nei confronti di Massimo Sette, ma ulteriori sviluppi potrebbero emergere dopo l’esame autoptico.

Nonostante la gravità dell’accaduto, restano molte domande senza risposta. Non è ancora chiaro quale sia stato il motivo che ha scatenato la lite tra padre e figlio. Gli inquirenti stanno cercando di fare luce anche su questo aspetto, ascoltando le persone vicine alla famiglia e analizzando eventuali tensioni pregresse.

Massimo Sette, padre di due figli e noto in passato per aver lavorato come pizzaiolo in una pizzeria di Taglio di Donada, era considerato dalla famiglia la persona che aveva dato maggiori preoccupazioni negli anni. Questo aspetto ha contribuito a indirizzare i sospetti su di lui, ma gli investigatori mantengono un approccio prudente, in attesa di ulteriori riscontri.

La comunità locale segue con apprensione gli sviluppi del caso, colpita dalla tragica perdita di un uomo descritto come rispettabile e benvoluto da tutti. La famiglia Sette si trova ora al centro di una complessa vicenda giudiziaria che ha lasciato molti interrogativi e un profondo senso di dolore.

Mentre le indagini proseguono, gli investigatori continueranno a lavorare per ricostruire ogni dettaglio dell’accaduto e fare chiarezza su quanto realmente successo nel vialetto di via Turati a Porto Viro. L’autopsia rappresenta un passaggio cruciale per confermare o smentire le ipotesi iniziali e fornire risposte definitive sulla dinamica della morte di Bruno Sette.



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