La città di Foggia è stata teatro di un tragico episodio di femminicidio che ha spezzato la vita di Hayat Fatimi, una donna di 46 anni originaria del Marocco. La vittima, che lavorava come cuoca in un ristorante locale, è stata brutalmente aggredita a coltellate dal suo ex compagno, un uomo di 47 anni senza fissa dimora e connazionale. Nonostante le denunce precedenti e un provvedimento di divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, l’uomo ha trovato il modo di raggiungere la sua ex e porre fine alla sua vita.
L’aggressione è avvenuta sotto casa della vittima, in via Nicola Parisi. Secondo le ricostruzioni, l’uomo avrebbe atteso Hayat Fatimi e l’avrebbe aggredita mentre cercava di fuggire. La donna ha urlato per cercare aiuto, attirando l’attenzione dei vicini, e ha chiamato il 118. Nonostante l’intervento dei soccorsi, le ferite riportate si sono rivelate fatali, e Fatimi è morta poco dopo. L’aggressore è stato arrestato alcune ore dopo a Roma, ancora con i vestiti sporchi di sangue.
La vittima aveva già denunciato il suo ex compagno per minacce e violenze. Ad aprile si era rivolta al centro antiviolenza “Telefono Donna”, che l’aveva incoraggiata a formalizzare la denuncia. Inoltre, la notte dell’omicidio aveva contattato la polizia segnalando la presenza dell’uomo nei pressi della sua abitazione. Nonostante il divieto di avvicinamento emesso nei confronti dell’aggressore e l’applicazione di un braccialetto elettronico, le misure non sono state sufficienti a proteggere la donna.
Hayat Fatimi era benvoluta dai suoi colleghi e conoscenti. Lavorava da oltre un anno come cuoca in un ristorante della città, percorrendo ogni giorno quattro chilometri tra andata e ritorno lungo la pista ciclabile per raggiungere il luogo di lavoro. Nel locale era conosciuta con il soprannome di “Anna” e ricordata per la sua generosità e il suo sorriso sempre presente. Il titolare del ristorante ha dichiarato: “Si sprecava moltissimo nell’aiutare i suoi colleghi, non l’ho mai vista risparmiarsi. Era una persona pura, leale, non negava mai il sorriso”. Tuttavia, ha anche raccontato che negli ultimi tempi la donna appariva turbata: “Fatimi non era tranquilla e si vedeva. L’ex compagno le mandava messaggi mentre era a lavoro e d’un tratto la vedevi incupirsi”.
La situazione difficile che Fatimi stava vivendo era nota ai suoi colleghi. Il proprietario del ristorante aveva persino offerto di accompagnarla personalmente a casa la sera per garantirle maggiore sicurezza: “Oppure si faceva scortare dai carabinieri”. Nonostante queste precauzioni, l’incubo che la donna stava affrontando si è concluso nel modo più tragico.
Questo caso rappresenta purtroppo un’altra “tragedia annunciata”, come spesso accade nei casi di femminicidio in Italia. Nonostante le denunce e le misure cautelari adottate dalle autorità, il sistema non è riuscito a proteggere Hayat Fatimi da un destino che sembrava già scritto. La vicenda solleva ancora una volta interrogativi sulla reale efficacia delle misure di prevenzione nei confronti degli aggressori e sulla necessità di interventi più incisivi per tutelare le vittime.



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