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Chi sono gli italiani a bordo della nave Conscience diretta a Gaza: “Portiamo la coscienza dell’umanità”



La nave Conscience, parte della Freedom Flotilla Coalition, ha intrapreso il suo viaggio verso Gaza martedì scorso, trasportando circa 250 persone tra medici, infermieri e giornalisti provenienti da tutto il mondo. Questa iniziativa segue l’intercettazione delle barche della Global Sumud Flotilla da parte delle forze israeliane in acque internazionali. L’obiettivo principale delle flotille è quello di rompere il blocco navale imposto da Israele e fornire aiuti umanitari a una popolazione palestinese colpita da anni di crisi.



La Conscience, una nave di 68 metri, è partita da Otranto il 30 settembre e attualmente naviga al largo di Creta. A bordo ci sono circa cento persone, tra cui sei italiani. Diverse storie di questi connazionali sono emerse mentre si preparano a entrare nella “zona rossa”, area in cui si sono verificati recenti interventi da parte dell’esercito israeliano.

Riccardo Corradini, un chirurgo di 42 anni originario di Trento, ha raccontato la sua esperienza a bordo della nave. “Mi chiamo Riccardo Corradini, ho 42 anni, sono di Trento e sono un chirurgo”, ha dichiarato in collegamento telefonico. “Siamo un gruppo variegato di sanitari e professionisti della comunicazione da ogni parte del mondo”. Secondo Corradini, l’obiettivo della missione è duplice: “Da una parte vogliamo portare aiuti umanitari — non solo cibo, indispensabile comunque, perché ricordiamoci che a Gaza è in corso una carestia, come ha detto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, indotta dall’esercito israeliano”. Ha sottolineato che tre palestinesi su quattro non riescono ad accedere al cibo quotidianamente.

Il carico della nave include non solo cibo, ma anche farmaci essenziali, come quelli per il diabete e l’adrenalina, oltre a beni di prima necessità, come pannolini e latte in polvere. “Ma soprattutto portiamo noi stessi. Non vogliamo creare un corridoio umanitario, ma un corridoio umano”, ha aggiunto Corradini, evidenziando la necessità di rompere il blocco illegale imposto da Israele.

Francesco Prinetti, un medico di 28 anni di Torino, ha condiviso la sua motivazione per partecipare a questa missione. “La barca rappresenta le categorie che sono state un obiettivo principale del genocidio in corso a Gaza“, ha spiegato. Prinetti ha anche espresso il suo disappunto per il ruolo dello Stato italiano, affermando: “Sono qui anche per protestare contro la complicità dello Stato italiano”.

Un altro membro dell’equipaggio, Vincenzo Fullone, 53 anni, originario della Calabria, ha un legame profondo con Gaza, avendo vissuto lì per undici anni. “Torno per continuare a aprire uno squarcio sulla verità”, ha dichiarato. Fullone ha criticato la mancanza di attenzione mediatica su Gaza e ha sottolineato che il genocidio perpetrato da Israele è un problema che dura da decenni. “Il diritto alla vita è inalienabile, e nessuno ha il diritto di fermare chi cerca di difenderlo”, ha affermato.

Stefano, un infermiere romano di 42 anni, ha descritto il suo impegno: “Il nostro obiettivo è toccare la terra di Gaza, entrare negli ospedali e dare supporto tecnico ai colleghi che non ce la fanno più”. Ha sottolineato la gravità della situazione, citando i sanitari uccisi e le difficoltà che affrontano quotidianamente.

Infine, Claudio Torrero, noto anche come Bhante Dharmapala, è un monaco buddista che ha scelto di unirsi alla missione. “Sono qui perché la mia vocazione mi impone di stare vicino alla sofferenza e fare ciò che è possibile per limitarla o impedirla”, ha dichiarato. Ha evidenziato la catastrofe morale che si sta abbattendo sull’umanità, sostenendo che è essenziale essere presenti in momenti di crisi.

Con l’avanzare della Conscience verso la “zona rossa”, ogni membro dell’equipaggio porta con sé un messaggio di cura, responsabilità e umanità. Corradini ha concluso: “Speriamo di arrivare a Gaza con il nostro carico di pace, di aiuti, di solidarietà”. Prinetti ha aggiunto: “A muoversi è la coscienza – Conscience per l’appunto – dell’umanità”. La missione continua con la speranza di portare un cambiamento significativo e di rispondere alle necessità urgenti della popolazione palestinese.



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