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Colpita mentre raccoglie l’olive, donna palestinese ferita durante un’aggressione di un colono israeliano in Cisgiordania



Una donna palestinese di 55 anni, Afaf Abu Alia, conosciuta nella sua comunità come Umm Saleh, è stata vittima di un’aggressione violenta mentre si trovava nei campi di Turmus Ayya, un villaggio nella Cisgiordania occupata. L’episodio, avvenuto domenica mattina, ha visto un colono israeliano mascherato colpirla ripetutamente alla testa con un bastone, lasciandola priva di sensi. La scena drammatica è stata catturata in un video dal giornalista statunitense Jasper Nathaniel, il quale ha condiviso le immagini sui social media, generando una forte indignazione a livello internazionale.



Nel filmato, si osserva un giovane che impugna un bastone di legno con un nodo all’estremità e colpisce Umm Saleh con violenza. Nathaniel ha commentato: “È l’immagine più scioccante che io abbia mai visto. L’ha colpita una volta, ed è crollata subito. Poi le ha inferto altri due colpi”. La donna, madre di cinque figli, è stata soccorsa da altri agricoltori e trasportata d’urgenza in ospedale. Dopo essere stata inizialmente ricoverata in terapia intensiva, le sue condizioni sono ora stabili, anche se i medici hanno confermato che ha subito due gravi ferite alla testa.

Secondo quanto riportato dal giornalista, l’aggressione sarebbe avvenuta sotto gli occhi dei soldati israeliani. Nathaniel sostiene che le forze di difesa israeliane (IDF) erano presenti poco prima dell’attacco e che avrebbero “attirato” lui e altri attivisti “in un’imboscata”, per poi allontanarsi appena prima dell’assalto. L’esercito israeliano, interpellato dalla BBC, ha affermato di aver “disperso la situazione” dopo l’intervento e di “condannare ogni forma di violenza” da parte dei coloni, ma il racconto di Nathaniel solleva dubbi sulla veridicità di questa versione ufficiale.

La situazione a Turmus Ayya è particolarmente complessa, poiché circa l’80% degli abitanti del villaggio possiede la cittadinanza o la residenza statunitense. Nathaniel, anch’egli cittadino americano, ha mostrato alla stampa i messaggi scambiati con un funzionario dell’ambasciata USA, dal quale ha appreso che la sede diplomatica “non poteva garantire protezione” ai cittadini statunitensi presenti nell’area. Il Dipartimento di Stato, interpellato dalla BBC, ha rifiutato di commentare per “motivi di privacy”, limitandosi a ribadire che “la sicurezza dei cittadini americani resta una priorità assoluta”.

L’aggressione a Umm Saleh rappresenta solo uno dei tanti episodi di violenza che si verificano durante la stagione della raccolta delle olive, che è iniziata il 9 ottobre. Negli ultimi anni, questo periodo ha visto un aumento delle aggressioni contro i palestinesi. Gli attacchi da parte dei coloni si concentrano in particolare sugli uliveti, che sono fondamentali per l’economia e la cultura palestinese. Circa il 45% delle terre agricole della Cisgiordania è occupato da dieci milioni di alberi di ulivo, da cui dipendono migliaia di famiglie e una produzione annuale di circa 35.000 tonnellate di olio. Negli ultimi mesi, migliaia di ulivi sono stati sradicati, bruciati o avvelenati. Per la comunità musulmana, l’ulivo è un albero sacro, simbolo di resilienza e speranza.

Nonostante le violenze, molti agricoltori palestinesi sono tornati nei campi già il giorno successivo all’aggressione. Hanno raccolto le olive rimaste sugli alberi, tra le tracce del sangue di Umm Saleh e i segni della violenza. Questo gesto rappresenta un atto di sfida e dignità, testimoniando la volontà di non cedere di fronte alle intimidazioni.

Dall’inizio del conflitto tra Hamas e Israele il 7 ottobre 2023, la Cisgiordania ha visto un aumento della violenza. L’offensiva militare israeliana ha causato oltre 68.000 morti nella Striscia di Gaza, ma ha anche segnato un cambiamento significativo nei territori occupati. Da quel momento, i coloni si muovono con maggiore audacia, spesso senza temere conseguenze. Secondo l’Ufficio umanitario delle Nazioni Unite (Ocha), solo tra il 7 e il 13 ottobre di quest’anno si sono registrati 71 attacchi di coloni in Cisgiordania, metà dei quali legati alla raccolta delle olive, colpendo 27 villaggi. Dall’inizio del 2025, oltre 3.200 palestinesi sono rimasti feriti. Molti osservatori ritengono che questi attacchi facciano parte di una strategia deliberata di intimidazione, mirata a spingere i contadini ad abbandonare le proprie terre per favorire la confisca da parte dei coloni e l’espansione degli insediamenti.

Il giorno stesso dell’aggressione a Umm Saleh, la Commissione palestinese per la colonizzazione e la resistenza al muro (Ccrm) ha denunciato che le autorità israeliane hanno espropriato 28 ettari di terreno nei villaggi di Qaryut, Al-Lubban Al-Sharqiya e Al-Sawiya, nel governatorato di Nablus. Solo nel 2024, oltre 2.300 ettari di terre palestinesi sono stati annessi a nuovi insediamenti. Inoltre, la recente decisione del presidente statunitense Donald Trump di revocare alcune sanzioni imposte ai coloni dal suo predecessore Joe Biden ha suscitato preoccupazione tra i diplomatici internazionali, che temono un ulteriore indebolimento dei già fragili limiti all’espansione degli insediamenti.



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