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Cori fascisti nella sede di Fratelli d’Italia: accuse contro Roberto Vannacci, ma il tentativo di coinvolgerlo fallisce



Sulla vicenda dei cori fascisti e degli inni a Benito Mussolini cantati all’interno della sede di Fratelli d’Italia a Parma, è intervenuto il vicesegretario della Lega, Roberto Vannacci, dichiarando di non essere informato nel dettaglio sull’accaduto: “Non conosco i particolari, ma ho letto solo i titoli di stampa, in genere non vado a origliare in casa d’altri cosa si canti o di cosa si discuta”.



Le immagini dell’evento, circolate rapidamente sui social e riprese da diversi media, hanno scatenato una forte reazione politica. Il Partito Democratico ha chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di prendere una posizione netta, dissociandosi dall’accaduto. Intanto, il responsabile nazionale di Gioventù Nazionale, Fabio Roscani, ha annunciato il commissariamento immediato della sezione parmense del movimento giovanile, prendendo le distanze da quanto avvenuto.

Vannacci, spesso al centro delle polemiche per le sue prese di posizione su simboli del passato, ha aggiunto un commento più ampio sulla questione della possibile apologia di fascismo: “Se l’evento non costituisce reato, come non dovrebbe costituirlo ai sensi della sentenza della Corte di Cassazione del 19 gennaio 2024, ma lascio ai magistrati la decisione, sempre che siano interpellati, e se la cosa non limita la libertà altrui, come effettivamente non la limita, la vicenda ha poco di interessante”.

L’esponente leghista ha poi proseguito criticando indirettamente la sinistra: “Magari interessa a chi da tre anni urla al pericolo fascista e contestualmente inneggia alla rivolta sociale, si schiera dalla parte dei delinquenti e giustifica la violenza e le prevaricazioni nelle manifestazioni e nella vita sociale, invocando il pretesto del disagio giovanile, dell’iniqua distribuzione della ricchezza, della Palestina e della deriva autoritaria del governo”.

Ha concluso il suo intervento con un riferimento ironico alla questione musicale: “A me interessa lavorare per un futuro migliore per gli italiani e per i nostri figli… Canti e cori li lascio dissertare a chi ha tempo da dedicarvi e a chi si intende di musica e vocalità”.

Nel frattempo, a Parma sono scattate manifestazioni di protesta da parte di gruppi antifascisti, con presidi e cortei organizzati nei pressi della sede locale del partito. La situazione ha generato ulteriore tensione sul territorio, mentre da ambienti istituzionali e dell’associazionismo democratico si moltiplicano le richieste di chiarimenti e provvedimenti.

La vicenda ha anche avuto risonanza all’interno dello stesso Fratelli d’Italia. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha condannato con durezza l’episodio: “I cori fascisti di Parma si commentano da soli, sono qualcosa che nulla ha a che fare con Fratelli d’Italia. Quelle persone vanno prese a calci e mandate via”.

Sul fronte giudiziario, la Procura della Repubblica di Parma ha aperto un fascicolo esplorativo per valutare se vi siano estremi per procedere penalmente, mentre la Digos sta esaminando i materiali audiovisivi circolati in rete. Al momento non risultano indagati ufficiali e si procede in fase preliminare, senza ipotesi di reato ancora formalizzate.

A fianco del dibattito politico e giudiziario, si è espressa anche un’area del mondo culturale di destra. Il circolo “Il Mastino” di Verona, sulla propria pagina Facebook, ha rivolto un messaggio diretto ai giovani militanti coinvolti nell’episodio: “NON SCUSATEVI! E che cazo, avete fatto un coro che ‘a destra’ fanno tutti, non avete fatto nulla di male”. Nel messaggio si leggono anche toni fortemente polemici verso il sistema politico, la magistratura e alcuni esponenti dello stesso partito: “Mandateli a fare il clo tutti quanti, scendete in strada e difendete la vostra sede invece, non fatela presidiare dalle guardie!”.

Il messaggio si conclude con un attacco al deputato Giovanni Donzelli: “Date un calcio in clo da parte nostra a quel cretino di Donzelli, che viene eletto col vostro sforzo e prende poi le distanze giocando a fare l’antifascista”*.

L’episodio di Parma riaccende un dibattito mai sopito in Italia, tra memoria storica, libertà di espressione e limiti della democrazia. In attesa degli sviluppi investigativi, le forze politiche continuano a dividersi tra chi minimizza e chi chiede azioni concrete.



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