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Corpo carbonizzato trovato a Barletta, i genitori di Francesco Diviesti lo riconoscono da bracciale e collana



Le autorità stanno approfondendo il caso legato alla tragica morte di Francesco Diviesti, giovane di 26 anni scomparso lo scorso 25 aprile e il cui corpo è stato rinvenuto carbonizzato quattro giorni dopo tra Canosa di Puglia e Minervino Murge, nella Sesta provincia pugliese. I genitori del ragazzo hanno riconosciuto alcuni oggetti personali, tra cui una collanina e un braccialetto, durante la fase preliminare dell’autopsia in corso presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. L’autopsia è stata condotta alla presenza dei pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia e degli investigatori.



Per avere una conferma definitiva sull’identità del corpo tramite l’analisi del DNA, sarà necessario attendere circa 30 giorni. L’avvocato della famiglia, Michele Cianci, ha dichiarato: “Purtroppo non abbiamo più quel barlume di speranza”.

Nel frattempo, la Squadra Mobile di Andria ha effettuato perquisizioni nelle abitazioni di cinque persone attualmente indagate per omicidio aggravato dal metodo mafioso. Gli indagati includono un uomo di 55 anni, pluripregiudicato originario di Minervino Murge, noto per essere stato considerato la mente di una rapina milionaria avvenuta a Milano nel 2014; un 25enne di Barletta, arrestato nel marzo 2025 per un’aggressione con una mazza da baseball, reato successivamente derubricato a lesioni aggravate; un 40enne di origini albanesi residente a Barletta, già condannato per un agguato armato contro un consigliere comunale del Partito Democratico; e due uomini, padre e figlio rispettivamente di 57 e 21 anni, entrambi di Barletta. Il padre è noto alle forze dell’ordine per reati legati al patrimonio e agli stupefacenti.

Secondo quanto riportato dalla stampa locale, due dei cinque sospettati risultano al momento irreperibili. Gli investigatori ritengono che l’omicidio di Francesco Diviesti sia stato pianificato e realizzato seguendo modalità tipiche delle organizzazioni criminali, motivo per cui è stata contestata l’aggravante mafiosa.



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