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Cos’è il selumetinib, il farmaco per i tumori pediatrici non operabili



Il selumetinib, farmaco prodotto da AstraZeneca, è il primo ad essere stato approvato in Italia per il trattamento dei neurofibromi plessiformi inoperabili nei pazienti pediatrici con neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) a partire dai 3 anni di età. Il farmaco, commercializzato con il nome di Koselugo, blocca la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule tumorali. Recentemente, ha ricevuto il via libera alla rimborsabilità da parte dell’AIFA.



La neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), nota anche come malattia di von Recklinghausen, è una malattia genetica causata dalla mutazione del gene che codifica la neurofibrina. Nel mondo, la NF1 interessa 1 persona su 3.000 (in Italia si stima riguardi circa 20.000 persone) ed è caratterizzata dalla predisposizione allo sviluppo di tumori delle guaine nervose lungo tutto il corso dei nervi periferici. Quando non possono essere rimossi con intervento chirurgico, questi tumori possono essere deformanti e causare dolore, compromissioni motorie e delle vie aeree, problemi visivi e disfunzioni vescicali o intestinali, con un rischio oncologico che può provocare una riduzione dell’aspettativa di vita.

Il selumetinib ha dimostrato di ridurre le dimensioni dei neurofibromi plessiformi nello studio di fase II SPRINT Stratum 1, uno studio in aperto e multicentrico che ha determinato il beneficio clinico del farmaco in pazienti con neurofibromi plessiformi correlati a NF1. I risultati di tale studio hanno supportato l’approvazione condizionata nell’Unione Europea su raccomandazione dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) nel 2021 e la successiva autorizzazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che ha recentemente autorizzato anche la sua rimborsabilità.

Il selumetinib (nome commerciale Koselugo) è il primo farmaco approvato in Italia per il trattamento dei neurofibromi plessiformi non operabili, un tipo di tumore che si sviluppa nelle guaine nervose dei nervi periferici, nei pazienti pediatrici con neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) a partire dai 3 anni di età.

Il selumetinib è un inibitore selettivo delle chinasi 1 e 2 della proteina chinasi attivata dal mitogeno (MEK 1/2): MEK1/2 sono due proteine che regolano una via di segnalazione cellulare che, nei pazienti con neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), risulta iperattivata a causa della disfunzione della neurofibromina. L’inibizione delle proteine MEK blocca questa via di segnalazione e, di conseguenza, la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule tumorali in cui questa via risulta iperattivata.
L’efficacia clinica di selumetinib è stata valutata in uno studio clinico in aperto, multicentrico, a braccio singolo di fase II (SPRINT Stratum 1) che ha coinvolto 50 pazienti pediatrici (2-18 anni) con neurofibromi plessiformi non operabili correlati a NF1. I pazienti hanno assunto il farmaco (25 mg per metro quadrato di superficie corporea) due volte al giorno per 28 giorni (1 ciclo di trattamento) secondo uno schema di somministrazione continuo e sono stati sottoposti a periodiche valutazioni volumetriche ed esami clinici per verificare l’evoluzione dei neurofibromi plessiformi.

Lo studio ha dimostrato una riduzione del volume di almeno il 20% dei tumori nel 66% dei casi (33 pazienti su 50), come dettagliato nei risultati dello studio, pubblicati sul New England Journal of Medicine. “Un totale di 37 pazienti su 50 (74%) hanno avuto una risposta parziale, 34 (68%) hanno avuto una risposta parziale confermata e 28 (56%) hanno avuto una risposta duratura”, hanno precisato i ricercatori. “Il tempo mediano alla risposta iniziale è stato di 8 cicli e il tempo mediano alla risposta migliore è stato di 16 cicli”.

Il trattamento ha inoltre ridotto in modo sostanziale l’intensità del dolore associato ai neurofibromi plessiformi, con “una diminuzione verificatasi già 2 mesi dopo l’inizio del trattamento”, ridimensionando la disfunzione motoria (miglioramento della forza totale) e aumentando anche il range di movimento.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali, i più comuni sono stati sintomi gastrointestinali (nausea, vomito o diarrea), un aumento asintomatico del livello di creatina fosfochinasi, rash acneiforme e paronichia (un’infezione delle unghie e del tessuto che delimita le unghie). “Nessuno dei pazienti”, hanno precisato i ricercatori, “ha mostrato cambiamenti sintomatici nella frazione di eiezione del ventricolo sinistro o distacco sieroso della retina o altro effetto oculare pericoloso per la vista”.



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