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Crepet sbotta: “È possibile che a 14 anni si verifichi una cosa simile?”



Sta suscitando grande indignazione il tragico caso di Martina Carbonaro, la quattordicenne trovata senza vita ad Afragola. Secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata uccisa dal suo ex fidanzato, Alessio Tucci, un ragazzo di 19 anni che non accettava la fine della loro relazione. La madre di Martina ha raccontato che, negli ultimi giorni, il comportamento del giovane era cambiato: aveva iniziato a diventare aggressivo, arrivando persino a colpirla con uno schiaffo. Proprio questo episodio aveva spinto Martina a chiudere definitivamente il rapporto.



La comunità di Afragola è sconvolta da questa tragedia inaspettata. Il corpo della ragazza è stato rinvenuto in un casolare abbandonato vicino allo stadio, nascosto sotto un materasso. I carabinieri sono intervenuti rapidamente, guidati dalle dichiarazioni di un’amica di Martina che aveva visto la ragazza allontanarsi insieme ad Alessio verso la casa abbandonata dell’ex custode del campo sportivo. In quel luogo, che pare fosse un punto d’incontro abituale per i due ragazzi, gli investigatori hanno trovato anche alcune frasi d’amore scritte sui muri, a testimonianza della loro relazione passata.

Sulla vicenda è intervenuto con parole forti lo psichiatra Paolo Crepet, che ha espresso tutta la sua amarezza e indignazione di fronte a un femminicidio che coinvolge una vittima così giovane. Crepet ha sottolineato come sia fuorviante parlare di “raptus”, definendolo una vera e propria offesa all’umanità: “Da trent’anni ripeto che il raptus è una scusa inaccettabile. Chi sostiene che una persona possa trasformarsi improvvisamente da ‘santo’ a criminale, racconta solo favole”.

Lo psichiatra ha poi criticato l’abitudine di organizzare fiaccolate senza però affrontare davvero il problema alla radice: “Abbiamo celebrato l’adolescenza senza mai riflettere sul suo vero significato, sulla storia che c’è dietro. Siamo precipitati in questo baratro per puro egoismo e per mantenere una finta pace sociale, senza assumerci il peso delle nostre responsabilità”.

Crepet ha anche espresso preoccupazione per la libertà concessa ai giovanissimi da parte delle famiglie: “Oggi molte tredicenni escono di casa a mezzanotte senza che nessun genitore si preoccupi davvero. Spesso sono proprio i genitori a incoraggiarli, magari dando loro anche dei soldi per uscire”. Secondo Crepet, la responsabilità è anche di chi sceglie di restare in silenzio, di chi si rifugia nell’indifferenza o si limita a giudicare senza agire: “Non abbiamo ascoltato le parole di Pasolini quarant’anni fa, e oggi ci ritroviamo a fare i conti con queste tragedie”.

Il caso di Martina Carbonaro rappresenta un doloroso campanello d’allarme: una tragedia che scuote le coscienze e impone una riflessione profonda sul ruolo degli adulti, sulla responsabilità collettiva e sulla necessità di non voltarsi più dall’altra parte.



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