Un tragico incidente ha scosso Gratosoglio, un quartiere di Milano, quando quattro ragazzi, di età compresa tra 11 e 13 anni, hanno rubato un’automobile appartenente a turisti francesi. Il più grande del gruppo si è messo al volante, ma ha perso il controllo del veicolo, che ha sbandato e ha investito Cecilia De Astis, una signora di 71 anni, mentre passeggiava. Nonostante i soccorsi immediati, la donna è deceduta a causa delle gravi ferite riportate.
L’incidente ha suscitato una reazione immediata e violenta da parte dell’opinione pubblica, con un’ondata di razzismo antizigano che ha preso piede, guidata da figure politiche come Matteo Salvini, ma anche da altri leader, come Carlo Calenda e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Salvini ha chiesto che il campo rom in cui vivevano i ragazzi fosse raso al suolo, una richiesta che ha sollevato polemiche e dibattiti su razzismo e giustizia.
Piero Sansonetti, autore dell’articolo per L’Unità, mette in luce come la reazione verso i ragazzi rom sia stata ben più intensa rispetto a situazioni simili in cui erano coinvolti giovani di altre origini. Ricorda un episodio personale in cui i suoi genitori furono investiti da un’auto guidata da un ragazzo di 19 anni, il quale ricevette una pena lieve. “Mio padre, che aveva anche lui 71 anni, morì, mentre mia madre subì gravi fratture. Ma nessuno chiese di radere al suolo il quartiere residenziale di via Cortina d’Ampezzo”, ha affermato.
La risposta della politica è stata caratterizzata da una competizione tra i vari esponenti. Calenda ha criticato Salvini, sostenendo che la richiesta di demolire il campo rom dovesse essere rivolta al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, piuttosto che al sindaco Sala. Ha evidenziato che la differenza tra destra e sinistra risiede nelle loro politiche riguardanti i rom: “La destra e gli estremisti danno ai rom dei campi e degli spazi, seppure indecenti; la sinistra li sgombera e li disperde”.
Sala, dal canto suo, ha rilasciato dichiarazioni che inizialmente sembravano ragionevoli, criticando il comportamento di Salvini. Tuttavia, si è poi inserito nel dibattito, affermando che il centrosinistra ha chiuso 24 campi rom, mentre la destra ne ha smantellato solo uno. Questo ha alimentato ulteriormente la polemica e il confronto su chi fosse più razzista.
La situazione è aggravata dal fatto che i protagonisti di questo incidente sono bambini, i quali non possono essere puniti secondo la legge italiana. Di conseguenza, si chiede che siano i genitori a subire le conseguenze delle azioni dei loro figli. Questo porta a un ulteriore livello di ingiustizia, poiché le persone coinvolte sono già parte di una comunità emarginata.
In Italia, gli incidenti stradali causano annualmente circa 3000 morti. La maggior parte di questi eventi coinvolge conducenti che hanno la patente, ma non sempre rispettano le regole della strada. Sansonetti sottolinea che, sebbene i bambini coinvolti non avessero la patente, la responsabilità di molti incidenti mortali ricade su conducenti “ariani”, e non sui rom. “Diciamo che più o meno lo 0,3 per cento degli incidenti mortali sono provocati da autisti rom”, ha spiegato.
La campagna razzista che è seguita all’omicidio di Giovanna Reggiani nel 2007, un caso che coinvolse un presunto rom, ha dimostrato come la paura e la rabbia possano scatenare reazioni sproporzionate. Anche in quel caso, la verità si è rivelata diversa: l’assassino non era un rom, ma un rumeno. Tuttavia, l’ondata di razzismo non si è fermata.
Sansonetti si unisce agli appelli contro l’antisemitismo, ma pone una domanda cruciale: “L’antiziganismo è meno grave?” Chiede anche al presidente della Repubblica di prendere posizione contro l’antiziganismo, un problema che continua a essere ignorato da molti politici, nonostante le somiglianze con la persecuzione subita dagli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
La situazione attuale a Gratosoglio mette in luce il pericolo di una retorica razzista che si diffonde rapidamente, alimentata da figure politiche e da una società che spesso ignora le complessità delle dinamiche sociali. La questione rimane aperta, con la necessità di un dialogo più costruttivo e rispettoso tra le diverse comunità e le istituzioni.



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