L’ex governatore della Puglia, Michele Emiliano, si appresta a riprendere la sua carriera nella magistratura, a distanza di due decenni, assumendo un ruolo di rilievo analogo a quello dei tre moschettieri di Dumas. Questo ritorno avviene dopo la sua decisione di non accettare una nomina ad assessore da parte del neopresidente Antonio Decaro, il quale aveva precedentemente ostacolato la sua candidatura al Consiglio regionale. Di conseguenza, Emiliano intende riprendere la sua attività di magistrato e si propone di ottenere la settima valutazione di professionalità, facendo leva sull’esperienza maturata durante i suoi mandati come sindaco e presidente di Regione.
Emiliano intende integrare nel suo curriculum da magistrato le esperienze acquisite durante il suo mandato come governatore. Tuttavia, come riportato dal quotidiano Il Dubbio, il magistrato 66enne in aspettativa ha richiesto di rientrare in servizio con un adeguamento di anzianità, come se avesse proseguito la sua carriera giudiziaria anziché quella politica negli ultimi 22 anni. Tale adeguamento comporterebbe un incremento significativo del suo stipendio, che dovrebbe attestarsi su almeno 7.000 euro netti mensili, il doppio rispetto a quello percepito 20 anni fa, ma comunque inferiore agli 11.000 euro percepiti durante il suo mandato come presidente della giunta regionale.
Emiliano, non avendo “meriti giudiziari” da presentare, ha optato per la valorizzazione dei suoi successi politici, tra cui la realizzazione di piste ciclabili, ponti e passanti ferroviari. Sebbene tali successi siano rivendicati dall’Emiliano politico, non presentano una rilevanza diretta per la sua attività di magistrato. Pertanto, si pone la questione di quali elementi il consiglio giudiziario barese possa considerare nella valutazione della relazione presentata dall’ex governatore pugliese, prima di trasmetterla al Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Analogamente, si interroga sulla base giuridica su cui la competente commissione e, successivamente, il plenum del CSM potranno deliberare in merito alla concessione dell’adeguamento di anzianità richiesto da Emiliano, consentendogli di recuperare le tre valutazioni mancanti. In base alla normativa vigente, non sembrano sussistere le condizioni per l’accoglimento della richiesta. È ragionevole presumere, pertanto, che lo scatto di anzianità venga negato.
Nel 2014, l’allora governatore Emiliano era stato coinvolto in un procedimento disciplinare, a seguito della sua iscrizione al Partito Democratico (PD), avvenuta nel 2007 (di cui è stato segretario e presidente regionale), conclusosi con l’ammonimento da parte del CSM. Per evitare ulteriori problematiche, nel 2018 ha deciso di rassegnare le dimissioni dal partito.



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