I resti di Dennis “Tink” Bell, meteorologo britannico di soli 25 anni, sono stati ritrovati dopo oltre sei decenni dalla sua tragica scomparsa avvenuta il 26 luglio 1959. Bell perse la vita cadendo in un crepaccio mentre si trovava in missione nella Penisola Antartica, precisamente ad Admiralty Bay, una baia situata sulla costa sud-occidentale dell’Isola di Re Giorgio, parte delle Isole Shetland Meridionali. La scoperta è stata effettuata da una spedizione polacca il 19 gennaio 2025, ma la notizia è stata diffusa solo recentemente, dopo che l’analisi del DNA ha confermato l’identità dei resti.
Bell era uno dei pionieri dell’esplorazione antartica, avendo preso parte al Falkland Islands Dependencies Survey (FIDS), precursore del British Antarctic Survey, l’istituto nazionale di ricerca polare del Regno Unito. La sua morte rimase impressa come una delle tragedie più significative della storia delle spedizioni scientifiche in Antartide.
La carriera e la missione di Dennis Bell
Nel 1958, Dennis Bell decise di unirsi alla squadra del FIDS per una missione di due anni ad Admiralty Bay, dove lavorava come meteorologo. Gli archivi storici del British Antarctic Survey descrivono Bell come un giovane brillante e dotato di grande senso dell’umorismo, noto per essere il miglior cuoco del gruppo e per il suo amore verso gli husky, che erano parte integrante delle spedizioni in quei territori estremi.
La baia dove operava è lunga circa otto chilometri ed è caratterizzata da condizioni climatiche particolarmente rigide. Bell e i suoi colleghi affrontavano quotidianamente sfide legate alla neve soffice, ai crepacci e alle temperature estreme. Era un lavoro che richiedeva non solo competenze tecniche, ma anche una grande resistenza fisica e mentale.
La tragedia del 1959
Il 26 luglio 1959, Dennis Bell si trovava in missione con Jeff Stokes, un topografo suo collega. I due stavano attraversando una zona particolarmente insidiosa, ricca di crepacci nascosti sotto la neve. Dopo aver superato una parte che sembrava più pericolosa, Bell avanzò per motivare i cani da slitta, che stavano avendo difficoltà a procedere. Fu in quel momento che Bell scomparve improvvisamente dalla vista di Stokes: era caduto in un crepaccio.
Bell era ancora vivo e Stokes tentò disperatamente di salvarlo utilizzando una corda attaccata alla slitta. Tuttavia, la cintura con cui Bell si era legato alla corda si ruppe proprio mentre il giovane stava per essere tirato fuori dal crepaccio. Questo lo fece precipitare nuovamente, causando la sua morte. Nonostante gli sforzi di Stokes, il corpo di Bell rimase intrappolato nel ghiacciaio.
Il ritrovamento dopo 66 anni
Nel gennaio 2025, una spedizione polacca ha scoperto i resti di Dennis Bell durante un’esplorazione nella stessa area dove avvenne l’incidente. Insieme ai suoi resti sono stati ritrovati alcuni oggetti personali: un orologio da polso, una radio e una pipa. Questi ritrovamenti hanno permesso agli esperti di identificare le spoglie con maggiore precisione. L’analisi del DNA ha poi confermato ufficialmente che si trattava proprio di Bell.
La famiglia del ricercatore ha accolto la notizia con grande emozione. David Bell, fratello di Dennis e oggi 86enne, ha dichiarato: “Quando io e mia sorella Valerie abbiamo saputo che nostro fratello Dennis era stato ritrovato dopo 66 anni, siamo rimasti scioccati e sbalorditi.” La scoperta ha riportato alla luce non solo i resti fisici di Dennis, ma anche la memoria della sua vita e del suo contributo alla scienza.
Un pioniere dell’esplorazione polare
La figura di Dennis Bell è ricordata come quella di un pioniere dell’esplorazione antartica. La sua partecipazione al FIDS e il lavoro svolto ad Admiralty Bay rappresentano un capitolo importante nella storia della ricerca polare britannica. L’incidente che ha segnato la sua vita è stato uno dei tanti rischi che i ricercatori affrontavano in quegli anni per studiare e comprendere meglio l’Antartide.
Oggi, il British Antarctic Survey continua a portare avanti il lavoro iniziato da figure come Bell, cercando di approfondire la conoscenza dei cambiamenti climatici e delle dinamiche polari. La scoperta dei suoi resti è un ricordo tangibile dei sacrifici compiuti da chi ha dedicato la propria vita alla scienza e all’esplorazione.



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