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Dramma e sospetti: il marito della vittima punta il dito su Gnoli, già responsabile di un decesso sotto cocaina, i segnali erano evidenti



La tragedia che ha coinvolto Elisa Spadavecchia, un’insegnante di 66 anni, si è consumata lo scorso 24 maggio sulla spiaggia libera di Pinarella di Cervia. La donna è stata investita e uccisa da una ruspa in pieno giorno. Il conducente del mezzo, Lerry Gnoli, 54 anni, è risultato positivo alla cocaina, confermando un’assunzione recente secondo gli esami del sangue, nonostante avesse dichiarato un uso sporadico della sostanza.



Il marito della vittima, Giovanni Sfregola, colonnello dei carabinieri in pensione, ha raccontato con voce rotta dal dolore quanto accaduto quel giorno. Da Vicenza, dove si trovava con alcuni amici, ha cercato di contattare la moglie che era uscita per una passeggiata. Non ricevendo risposta, ha utilizzato l’app “Trova iPhone” per localizzare il telefono. Arrivato sul posto, ha scoperto la tragedia.

Lerry Gnoli, già noto alle autorità, era stato coinvolto in un altro incidente mortale nel 2022. In quell’occasione, aveva investito un anziano sulle strisce pedonali mentre era sotto l’effetto della cocaina. Per quel fatto era stato condannato a due anni e mezzo di carcere, ma la pena non era ancora stata scontata in attesa della decisione del tribunale di sorveglianza. Nonostante la revoca della patente, Gnoli era tornato a lavorare utilizzando una ruspa, formalmente per conto del figlio, dopo la chiusura della propria ditta per problemi fiscali.

Secondo quanto riportato dalla cooperativa dei bagnini di Cervia, il cantiere dove Gnoli stava operando risultava inattivo da circa venti giorni. Tuttavia, l’uomo ha dichiarato di essere impegnato in lavori di sistemazione post-mareggiata per il Consorzio Consar. La difesa ha presentato documenti che attestano un’abilitazione alla guida di mezzi cingolati su suolo demaniale, comprese le spiagge, anche in assenza di patente.

Giovanni Sfregola, con amarezza, ha commentato: “Francamente, la conferma della cocaina non mi cambia nulla. Lo avevo capito subito, leggendo che anni fa aveva già ucciso una persona guidando in quelle condizioni. Una persona così non cambia. Il suo comportamento era già disumano e scorretto prima ancora dei test tossicologici”. E ha aggiunto: “Guidava una ruspa sulla sabbia, alle undici di un sabato mattina, su una spiaggia che si stava riempiendo. Il resto non fa che confermare quello che era già sotto gli occhi di tutti”.

Un altro aspetto ancora da chiarire riguarda il comportamento dell’indagato subito dopo l’incidente. Gnoli avrebbe spostato la ruspa per circa 500 metri con la motivazione di recuperare il cellulare lasciato in un marsupio per chiamare i soccorsi. Tuttavia, un testimone ha cercato di fermarlo, temendo che potesse alterare la scena dell’incidente. L’uomo è poi tornato a piedi sul luogo del fatto.

Sfregola, ex investigatore, ha espresso il suo disappunto anche sul sistema che ha permesso a Gnoli di continuare a lavorare nonostante i precedenti: “Ho letto che lavorava ancora con l’azienda del figlio. Non mi sorprende più nulla. Oggi ognuno fa quello che vuole. È evidente che il sistema non ha funzionato”.

L’episodio solleva interrogativi su come vengano gestiti i controlli e le autorizzazioni per chi opera in contesti così delicati come le spiagge frequentate da turisti e residenti. La vicenda di Lerry Gnoli rappresenta un caso emblematico di mancata prevenzione e controllo, con conseguenze tragiche per la famiglia di Elisa Spadavecchia e per la comunità locale.

Le indagini proseguono per fare piena luce sui dettagli dell’accaduto e sulle responsabilità dell’indagato, mentre il dolore dei familiari della vittima resta immenso e inconsolabile.



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