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Due impiegate trentenni di un’azienda di Reggio Emilia sono state licenziate senza preavviso e sostituite da un software, sollevando polemiche e l’intervento dei sindacati



Due donne di circa trent’anni, dipendenti della Interplus di Albinea, in provincia di Reggio Emilia, sono state licenziate senza preavviso a causa dell’introduzione di un nuovo software in grado di svolgere le loro mansioni. Una delle due era rientrata al lavoro da poco, dopo il periodo di maternità. La decisione, comunicata dalla dirigenza aziendale, è stata immediata e non ha previsto alcun tentativo di ricollocamento all’interno dell’organico. La vicenda è stata riportata dal Corriere della Sera e ha suscitato numerose critiche, soprattutto da parte dei sindacati.



Secondo quanto riferito, le due impiegate sono state considerate superflue con l’arrivo del programma informatico, che ora si occuperà delle loro attività lavorative. La comunicazione del licenziamento è avvenuta in modo diretto e senza possibilità di appello. I dirigenti hanno chiesto alle due donne di lasciare immediatamente l’ufficio e di non presentarsi più sul posto di lavoro. “La settimana scorsa alcuni manager di Interplus sono entrati nell’ufficio delle due impiegate comunicando il licenziamento e hanno chiesto loro di uscire immediatamente dall’azienda e non presentarsi il giorno dopo e mai più,” hanno dichiarato i rappresentanti sindacali della Fiom Cgil di Reggio Emilia.

Le due lavoratrici, che si sono rivolte ai sindacati per impugnare il licenziamento, hanno espresso il loro sgomento per la modalità con cui è stata gestita la situazione. Alessandro Malagoli, rappresentante della Fiom Cgil, ha criticato duramente l’azienda, affermando che le due dipendenti sono state trattate come oggetti ormai inutili. “Sono state considerate come oggetti obsoleti di cui liberarsi,” ha sottolineato Malagoli, evidenziando come la decisione sia stata presa senza alcuna considerazione per il futuro professionale delle due donne.

La vicenda ha sollevato interrogativi più ampi sul ruolo della tecnologia nel mondo del lavoro e sulle conseguenze che l’automazione può avere sull’occupazione. Per molti, questa storia rappresenta un esempio concreto di come l’introduzione di strumenti digitali possa portare alla perdita di posti di lavoro, senza che vengano offerte alternative valide ai lavoratori coinvolti. Il caso delle due impiegate di Albinea non è isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di trasformazioni tecnologiche che stanno modificando profondamente il mercato del lavoro.

Dal punto di vista legale, i sindacati stanno valutando le azioni da intraprendere per contestare il licenziamento. La Fiom Cgil ha già espresso la volontà di sostenere le due lavoratrici nella battaglia per far valere i loro diritti. “Non è accettabile che si licenzino due persone in questo modo, senza alcun preavviso e senza un tentativo di ricollocamento. Chiediamo che l’azienda risponda delle sue azioni,” ha dichiarato Malagoli.

L’episodio ha anche attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, sollevando un dibattito sulle implicazioni etiche e sociali dell’automazione. Se da un lato l’uso di software avanzati può rappresentare un’opportunità per migliorare l’efficienza e ridurre i costi, dall’altro rischia di mettere a rischio la stabilità lavorativa di molte persone, in particolare di coloro che svolgono mansioni facilmente automatizzabili.

La storia delle due donne di Reggio Emilia è un esempio emblematico delle sfide che il mondo del lavoro si trova ad affrontare in un’epoca di rapidi cambiamenti tecnologici. Resta da vedere se il caso avrà sviluppi legali e se la pressione dei sindacati porterà a una revisione delle politiche aziendali della Interplus. Nel frattempo, la vicenda continua a far discutere, evidenziando la necessità di un equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti dei lavoratori.



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