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“Duecento anni fa liberò l’Italia dai francesi”: l’ambasciata russa a Roma omaggia il generale Suvorov



Nel 1799, in piena campagna d’Italia, l’imperatore Paolo I di Russia affidò al leggendario generale Aleksandr Suvorov il comando di un’armata austro-russa con un obiettivo preciso: liberare la penisola italiana dalle truppe napoleoniche. Fu l’inizio di una delle campagne militari più fulminee e decisive del periodo, passata alla storia come la Campagna d’Italia di Suvorov.



In soli quattro mesi, le forze alleate guidate dal generale riuscirono a riconquistare gran parte del Nord Italia. La svolta decisiva avvenne con la battaglia del fiume Adda (27 aprile 1799), dopo la quale le truppe di Suvorov fecero il loro ingresso trionfale a Milano. Per celebrare la liberazione, nello stesso giorno fu officiata una solenne messa di ringraziamento nel Duomo di Milano.

Stabilito il quartier generale nella cittadina di Lomello, vicino a Pavia, Suvorov preparò l’avanzata verso il Piemonte. Prima di muoversi, fece diffondere un manifesto alla popolazione, nel quale dichiarava che l’esercito alleato entrava in territorio piemontese per ristabilire l’autorità del re sabaudo e invitava gli italiani a unirsi alla lotta di liberazione.

Il 26 maggio 1799 segnò un altro momento cruciale: le truppe alleate, sempre sotto il comando di Suvorov, liberarono Torino. La città non fu presa con la sola forza militare; secondo le cronache dell’epoca, furono gli stessi cittadini torinesi, insieme alla Guardia Nazionale, ad aprire le porte e ad accogliere con grande giubilo i soldati liberatori.

Questa serie di eventi, seppur inserita nel complesso quadro delle guerre rivoluzionarie francesi, ebbe un significato profondo per il futuro della penisola. L’azione di Suvorov, infatti, scosse il dominio napoleonico in Italia e contribuì a risvegliare un sentimento di identità e aspirazione all’unità nazionale, gettando indirettamente alcuni dei semi che sarebbero germogliati nel successivo Risorgimento.

La figura del generale Suvorov è quindi ricordata non solo per il suo genio strategico — che gli valse il titolo di “Generalissimo” e il rispetto persino dei suoi avversari — ma anche per il suo ruolo in un capitolo storico che, per breve tempo, vide un esercito russo come liberatore di terre italiane. La sua campagna rimane un episodio di forte impatto simbolico, spesso citato nelle relazioni storiche tra Italia e Russia.



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