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Entro il 2050, i casi di cancro al fegato potrebbero raddoppiare, passando da 870.000 a 1,52 milioni. Lo studio indica obesità, alcol e virus come cause principali.



Secondo un’indagine condotta da un ampio gruppo di esperti internazionali, entro il 2050 i casi di carcinoma epatico registrati annualmente potrebbero passare dagli attuali 870.000 a ben 1,52 milioni. Questa crescita significativa è attribuita a diversi fattori, tra cui il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento dell’obesità, il consumo di alcol e le infezioni da virus dell’epatite B e C. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista medica The Lancet, mette in evidenza che anche i decessi legati a questa patologia seguiranno una traiettoria simile, passando dai 722.000 del 2022 a circa 1,37 milioni entro i prossimi venticinque anni.



La ricerca è stata guidata da un team internazionale sotto l’egida della “Commissione Lancet sul cancro al fegato”, con il contributo di esperti provenienti da diverse istituzioni di tutto il mondo. Tra i principali protagonisti figurano ricercatori cinesi del Dipartimento di oncologia clinica dell’Hong Kong Cancer Institute e dell’Università Fudan di Shanghai, che hanno collaborato con numerosi centri internazionali, tra cui il Centro per il Cancro Humanitas di Rozzano e il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università Humanitas di Milano.

Secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), affiliata all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il carcinoma epatico è attualmente il sesto tumore più diagnosticato a livello globale e il terzo più letale. Rappresenta circa l’8% delle morti totali per cancro. In Italia, questa patologia è la quinta causa di decesso per tumore, con 11.200 morti registrati nel solo 2022. Gli studiosi prevedono che questi numeri continueranno a crescere, con un aumento significativo dei tumori legati alla steatoepatite associata a disfunzione metabolica (MASLD).

La steatoepatite metabolica è una forma grave di steatosi epatica caratterizzata da un accumulo eccessivo di grasso nel fegato, spesso associato a obesità e diabete di tipo 2. Secondo lo studio, questa condizione potrebbe diventare uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di tumori epatici nei prossimi anni. Si stima che la percentuale di casi di carcinoma epatico attribuibili alla MASLD passerà dall’attuale 8% all’11%, con un incremento del 35%. Gli autori sottolineano che “l’epidemia globale di obesità e diabete sta alimentando la diffusione del cosiddetto fegato grasso”, una condizione che colpisce tra il 20% e il 30% dei pazienti e può evolvere in infiammazione cronica e danno epatico.

Un altro elemento chiave nell’aumento dei casi è l’abuso cronico di alcol, tradizionalmente legato alla cirrosi epatica. La cirrosi, infatti, può progredire verso l’insufficienza epatica e, in molti casi, sfociare nel carcinoma epatocellulare (HCC), la forma più comune di tumore primitivo del fegato. Questa correlazione è ben nota nella comunità scientifica e rappresenta una delle principali aree su cui intervenire per ridurre l’incidenza della malattia.

Gli esperti coinvolti nello studio, tra cui i professori Masatoshi Kudo, Jia Fan e Jian Zhou, evidenziano che la maggior parte dei casi di carcinoma epatico potrebbe essere prevenuta attraverso modifiche dello stile di vita. Ad esempio, adottare una dieta equilibrata, limitare il consumo di alcol e mantenere un peso corporeo sano sono misure fondamentali per ridurre il rischio di sviluppare questa grave patologia. Inoltre, la vaccinazione contro i virus dell’epatite B e C potrebbe giocare un ruolo cruciale nella prevenzione.

Nonostante le preoccupanti proiezioni per il futuro, gli autori dello studio ribadiscono che è possibile invertire la tendenza attraverso interventi mirati. Una maggiore consapevolezza pubblica sui fattori di rischio e una strategia globale di prevenzione potrebbero contribuire significativamente a ridurre l’incidenza del carcinoma epatico nei prossimi decenni.

In conclusione, il lavoro pubblicato su The Lancet non solo offre una visione chiara delle sfide future legate al carcinoma epatico, ma fornisce anche indicazioni preziose su come affrontarle. Gli esperti auspicano che i governi e le organizzazioni sanitarie internazionali adottino misure preventive efficaci per arginare questa crescente epidemia.



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