Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Alessandro Lechner, tecnico del gas di 56 anni e uno dei tre figli di Franco “Bombolo” Lechner, ha ripercorso la vita e la carriera del celebre attore romano. Cresciuto in povertà, Bombolo divenne famoso negli anni Settanta e Ottanta soprattutto per i ruoli nei poliziotteschi e nelle commedie sexy, ma non senza difficoltà personali e professionali.
Nato a Roma nel 1931, Bombolo lasciò la scuola dopo la seconda elementare, destinato alla “classe differenziata” pomeridiana, per esigenze economiche: “Il grembiule, le penne e i quaderni costavano troppo”, racconta Alessandro. Nei primi anni di carriera, la sua difficoltà a leggere determinò l’introduzione dei copioni a domicilio: “Non sapeva leggere, non bene. A casa dovevamo aiutarlo” fino a quando non imparò a memoria intere battute, suscitando orgoglio in lui stesso.
Bombolo iniziò come venditore ambulante, recitando scherzi improvvisati per gli avventori della trattoria “Picchiottino”, dove fu notato dai registi Castellacci e Pingitore, che gli lasciarono un biglietto con il numero di telefono: “Ci chiami, ha la faccia giusta, è un talento naturale”, riporta Alessandro.
Il trampolino di lancio fu il ruolo di Franco Bertarelli, meglio noto come “Venticello”, spalla comica nella serie dell’ispettore Nico Giraldi interpretato da Tomas Milian, celebre per il verso onomatopeico “Tze‑Tze” e le gag fisiche in nove film fra il 1977 e il 1984.
Il figlio ricorda che Bombolo era considerato “troppo riconoscibile” per ruoli prestigiosi come quello di Ricciotto ne Il Marchese del Grillo, anche se la commedia faceva incassi rilevanti negli anni Settanta. Riguardo alle commedie “sexy” con Lory Del Santo e Nadia Cassini, Alessandro riporta: “Un po’ sì, però non c’era motivo. Papà guardava, sì, ma non toccava. E dopo tornava a casa, amava moltissimo la famiglia”.
Anche se venivano girate scene osé, la moglie di Bombolo, regista e madre, non nutriva particolari sospetti: temeva l’immagine del marito, ma sapeva che il suo affetto per la famiglia era genuino.
Bombolo morì nel 1987, all’apice del successo grazie al varietà televisivo Il Bagaglino su Canale 5, dove finalmente gli sarebbero arrivati buoni guadagni. “Non ha fatto in tempo… è morto proprio sul più bello”, commenta il figlio.
Afflitto da una malattia inguaribile, il comico continuò a lavorare fino alla fine. Il giorno prima del compleanno di Alessandro (12 agosto), rientrò dall’ospedale con un aspetto provato. A tavola disse: “Guarda che festa brutta che hai avuto”. E Alessandro rispose: “No, papà, per me è la più bella, perché sei a casa con me”. Entrambi scoppiarono in lacrime, e Bombolo morì nove giorni dopo. Tra i suoi insegnamenti, Alessandro ricorda un consiglio paterno: “Apprezza quello che hai e non guardare davanti a te, ma dietro: c’è sempre chi sta peggio di te”.
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