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Franco Lollobrigida ucciso dal padre della vittima: aveva assassinato Giuliano Palozzi per 25 euro



Questa mattina, nei giardini del comune di Rocca di Papa, si è consumato un drammatico episodio che ha sconvolto la comunità locale. Franco Lollobrigida, 35 anni, è stato assassinato con diversi colpi di pistola mentre si trovava nei pressi della piazza principale. A sparare è stato Guglielmo Palozzi, 61 anni, padre di Giuliano Palozzi, morto nel 2020 in circostanze tragiche legate a una lite per un debito di droga. L’omicidio di oggi sembra essere il risultato di una vendetta personale.



Secondo le prime ricostruzioni, Guglielmo Palozzi avrebbe atteso che Lollobrigida uscisse dalla sua abitazione, seguendolo fino ai giardini pubblici. Qui lo avrebbe raggiunto alle spalle e, dopo aver aperto il fuoco, lo avrebbe lasciato agonizzante. Nonostante il tentativo della vittima di trascinarsi fino a piazza della Repubblica per chiedere aiuto, il 35enne è crollato a terra ed è morto poco dopo. I carabinieri hanno immediatamente arrestato il presunto colpevole, che non ha opposto resistenza.

La vicenda affonda le sue radici in un episodio avvenuto tre anni fa, quando Giuliano Palozzi, figlio dell’omicida, perse la vita in seguito a una lite con Franco Lollobrigida. Il caso risale alla sera del 27 gennaio 2020, quando i due uomini si incontrarono per discutere di un debito di venticinque euro che Lollobrigida aveva nei confronti di Palozzi. La discussione degenerò rapidamente e culminò in un violento scontro. Durante la lite, Lollobrigida colpì Palozzi con un pugno così forte da farlo cadere a terra e perdere i sensi. L’impatto causò un grave ematoma cerebrale che impedì al manovale di riprendere conoscenza: ricoverato d’urgenza, morì cinque mesi dopo senza mai svegliarsi.

Il decesso di Giuliano Palozzi rappresentò una tragedia per la sua famiglia e suscitò grande dolore nella comunità di Rocca di Papa. L’uomo, che aveva 34 anni, lavorava come manovale e aiutava occasionalmente uno zio nella gestione di un’azienda casearia. Era padre di tre figli e la sua morte lasciò un vuoto incolmabile nei suoi cari.

A seguito dell’episodio, Franco Lollobrigida fu arrestato con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Durante gli interrogatori, il giovane dichiarò di essersi difeso e negò ogni responsabilità diretta nella morte di Palozzi. “Gli ho dato due pugni, ma mi sono solo difeso – aveva spiegato agli inquirenti –. Quando me ne sono andato era in piedi, poi sono venute altre persone a picchiarlo”. In primo grado il tribunale accolse la sua versione dei fatti e lo assolse. Tuttavia, la sentenza fu ribaltata in appello: la Corte condannò Lollobrigida a dieci anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale. Nonostante la condanna, il 35enne era libero da circa due anni in attesa del giudizio definitivo della Cassazione.

La famiglia Palozzi, profondamente segnata dalla perdita del loro caro, non ha mai accettato la versione fornita da Lollobrigida né la sua assoluzione iniziale. La tensione accumulata negli anni sembra aver portato al tragico epilogo di questa mattina.

Il gesto compiuto da Guglielmo Palozzi riapre una ferita mai sanata e pone interrogativi su quanto il desiderio di vendetta possa influenzare le vite delle persone coinvolte in tragedie simili. I carabinieri stanno ora cercando di ricostruire con precisione i momenti che hanno preceduto l’omicidio e il movente dietro l’azione dell’uomo.

La comunità di Rocca di Papa, già scossa dagli eventi del 2020, si trova nuovamente a fare i conti con una vicenda drammatica che mette in luce le conseguenze devastanti della violenza e della vendetta.

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