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Giro d’Italia, tensione a Napoli: uomo con un cavo tende un’imboscata, è protesta contro Israele



Un episodio fuori dall’ordinario ha segnato la sesta tappa del Giro d’Italia, con un tentativo di sabotaggio che, fortunatamente, non ha avuto conseguenze gravi per i partecipanti. L’incidente è avvenuto a circa tre chilometri dal traguardo di Napoli, quando due persone hanno invaso la carreggiata cercando di ostacolare i ciclisti in corsa. Questo gesto si è rivelato parte di una protesta organizzata contro la partecipazione della squadra Israel Premier Tech alla competizione.



L’azione è stata rivendicata come una forma di dissenso verso lo Stato di Israele, accusato dagli attivisti di essere responsabile del genocidio a Gaza e delle violenze contro il popolo palestinese. Con lo slogan “Fuori Israele dal Giro d’Italia”, i manifestanti hanno voluto attirare l’attenzione su queste tematiche, innescando reazioni lungo il percorso della gara.

Secondo le ricostruzioni, i due attivisti si trovavano nascosti nei pressi di un distributore di benzina. Al passaggio dei ciclisti, sono improvvisamente entrati in strada: uno di loro teneva un nastro biancorosso, solitamente utilizzato per delimitare aree invalicabili, mentre l’altro brandiva una pompa, apparentemente intenzionato a utilizzarla per ostacolare i corridori. Malgrado il tentativo di bloccare il gruppo, il piano è fallito: il nastro si è spezzato e la pompa è finita sull’asfalto senza causare incidenti gravi.

Tra i protagonisti coinvolti nell’accaduto c’è Taco van der Hoorn, ciclista della squadra Intermarché-Wanty. Il corridore ha raccontato quanto accaduto in quegli attimi concitati: “Uno di loro aveva un nastro e chissà cos’altro”, ha dichiarato, evidenziando l’imprevedibilità e il rischio della situazione.

Oltre all’azione diretta sulla strada, la protesta ha trovato spazio anche attraverso striscioni e slogan esposti lungo il percorso della gara. Frasi come “Sionisti non benvenuti” e “Napoli ripudia la guerra” sono state urlate per sottolineare il dissenso verso il coinvolgimento della squadra israeliana nel Giro. Alcuni video amatoriali hanno immortalato una delle manifestanti che, mentre gridava slogan, srotolava una kefiah, simbolo dell’identità palestinese e della solidarietà con la causa palestinese nei conflitti arabo-israeliani.

La tappa, partita da Potenza e lunga 226 chilometri, è stata caratterizzata anche da un altro incidente significativo. A circa 70 chilometri dal traguardo, una caduta collettiva ha coinvolto una trentina di ciclisti, mettendo a dura prova l’andamento della competizione. Nonostante questi episodi, la corsa si è conclusa regolarmente sul lungomare del capoluogo campano.

Le autorità stanno ora indagando sull’accaduto per identificare i responsabili dell’azione e comprendere se vi siano stati ulteriori rischi per i partecipanti. La sicurezza degli atleti rimane una priorità assoluta per gli organizzatori del Giro d’Italia, che si trovano a dover affrontare episodi sempre più complessi da gestire.

L’episodio di Napoli solleva interrogativi non solo sulla sicurezza degli eventi sportivi, ma anche sull’utilizzo delle manifestazioni come mezzo per veicolare messaggi politici. Mentre il ciclismo continua a rappresentare un simbolo di unità e competizione leale, episodi come questo evidenziano le sfide legate alla gestione di eventi su larga scala in contesti sempre più globalizzati e politicizzati.

La sesta tappa del Giro d’Italia resterà dunque nella memoria non solo per le performance sportive, ma anche per l’insolito tentativo di sabotaggio che ha rischiato di compromettere l’integrità della competizione.



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