Telefonicamente intervenuta mercoledì 25 giugno a La volta buona su Rai 1, condotta da Caterina Balivo, l’attrice Gloria Guida ha voluto ricordare la scomparsa dell’attore Alvaro Vitali, sottolineando la triste modalità con cui la notorietà postuma oscuri la sofferenza vissuta in vita. Il programma, iniziato con un omaggio a Vitali, ha poi tolto dai social i video legati all’ospedale per rispetto, ha spiegato la conduttrice .
Guida ha raccontato di essersi considerata “fortunata” per aver condiviso il set con Vitali nei film della serie de La liceale, accanto a nomi illustri come Lino Banfi e Mario Carotenuto. Di quella collaborazione conserva “ricordi molto piacevoli, di una persona che lavorava ma che si divertiva” .
Subito dopo, ha invece lasciato trasparire delusione: “Sono un po’ arrabbiata”, ha ammesso, e ha proseguito con parole chiare: vitali veniva ignorato quando manifestava bisogno di ruoli, di proposte di lavoro, di attenzioni — “nessuno se lo filava”. Ora, morta la stella, tutti esaltano: “Era bravissimo, era un genio, era simpatico, era un grande inventore”. Guida si è chiesta: perché tanta ipocrisia nel mondo dello spettacolo? .
Non si è limitata a ricordare Vitali, ma ha portato l’accusa al cuore dell’industria: “fa parte anche della mia vita… tanti attori non meriterebbero di rimanere a casa, ma meriterebbero di lavorare e fare tante cose belle…” . Un’accusa forte, rivolta a un sistema che celebra solo quando è troppo tardi.
Il suo intervento ha acceso un faro su uno dei temi più delicati dello spettacolo italiano: la tendenza a narrare la parabola artistica solo a lutto conclamato, rischiando così di dimenticare l’uomo e la sua dignità prima dell’applauso postumo.
Questo appello accorato a un cambiamento di mentalità fa riflettere: non basta omaggiare un artista dopo la scomparsa. È urgente un impegno concreto, fatto di proposte, ruoli e riconoscimento durante la vita, anche quando il clamore mediatico è assente.
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