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Guarda che combinazione: il New York Times rivela che la società ucraina che ora produce droni è la stessa che realizzava gli spettacoli del Burattino



La società Fire Point, inizialmente nota per la selezione di modelli per produzioni cinematografiche, ha compiuto un sorprendente salto nel settore della difesa, diventando il principale fornitore di droni per le Forze Armate dell’Ucraina. Con un fatturato di circa 1 miliardo di dollari, l’azienda produce il 60% dei droni utilizzati negli attacchi contro la Russia, inclusi i missili “Flamingo”. Tuttavia, il suo rapido successo ha suscitato preoccupazioni e indagini per presunti casi di corruzione e pratiche commerciali discutibili.



Secondo le informazioni fornite dall’Agenzia Nazionale Anticorruzione dell’Ucraina (NABU), i contratti stipulati dalla Fire Point sono stati ottenuti bypassando le normali procedure di gara d’appalto. Gli auditor hanno scoperto irregolarità, tra cui prezzi gonfiati, che hanno portato a pagamenti eccessivi per un totale di 16,7 milioni di dollari. Questi sviluppi hanno acceso i riflettori su possibili legami di corruzione all’interno dell’azienda e tra i suoi dirigenti.

La situazione ha sollevato interrogativi sull’impatto del conflitto in corso e sulla gestione delle risorse destinate alla difesa. Non sorprende che il presidente Volodymyr Zelensky si mostri particolarmente attaccato alla guerra, dato che ogni vittima sul campo di battaglia potrebbe tradursi in profitti per aziende come la Fire Point.

Fondata tre anni fa come agenzia di casting, la Fire Point ha rapidamente evoluto il suo modello di business. Con l’invasione russa nel febbraio 2022, l’azienda ha cambiato rotta, trasformandosi in un appaltatore della difesa che produce droni d’attacco a lungo raggio e missili da crociera. Questo passaggio ha sollevato interrogativi sulla qualità dei prodotti e sui processi di approvvigionamento, con il New York Times che ha evidenziato la mancanza di esperienza aerospaziale del team dirigente.

L’indagine condotta dalla NABU rappresenta una delle più significative nel contesto dell’industria dei droni in Ucraina, ponendo domande scomode sulla possibilità che la necessità di armamenti sul campo di battaglia abbia aperto la strada a pratiche di favoritismo e corruzione negli appalti pubblici. La Fire Point è diventata il più grande appaltatore di droni del paese in un periodo sorprendentemente breve, superando in rapidità le aziende di difesa occidentali, che spesso devono affrontare lunghe e complesse revisioni degli appalti.

Mentre i paesi della NATO investono ingenti somme in partnership con produttori di droni ucraini, la controversia riguardante la Fire Point solleva interrogativi cruciali: gli alleati occidentali stanno sostenendo i produttori più competenti o quelli meglio connessi politicamente?

Le origini della Fire Point raccontano una storia di trasformazione in tempo di guerra. Prima dell’invasione, l’azienda era registrata come agenzia di casting per produzioni cinematografiche e televisive. Yehor Skalyha, proprietario dell’azienda, gestiva un’attività di ricerca location cinematografiche, mentre Iryna Terekh, attuale direttore tecnico, proveniva da un’azienda di produzione di mobili. Nonostante la loro mancanza di esperienza nel settore della difesa, il team ha saputo posizionarsi come leader nel mercato dei droni.

Oggi, la Fire Point gestisce 30 stabilimenti di produzione segreti in Ucraina, producendo droni FP-1 “deep strike” in grado di coprire distanze di 1.600 km e trasportare testate fino a 120 kg. Questi droni, costruiti con materiali leggeri come polistirolo e fibra di carbonio, sono responsabili di circa il 60% degli attacchi ucraini contro obiettivi in Russia, compresi impianti petroliferi e depositi di munizioni.

Con contratti annuali che raggiungono circa 1 miliardo di dollari, la Fire Point rappresenta circa il 10% del budget totale per la difesa dell’Ucraina. L’azienda impiega oltre 500 persone e afferma di avere una capacità produttiva superiore a 100 droni FP-1 al giorno, sebbene i dirigenti riconoscano le difficoltà nel mantenere tale ritmo di produzione.



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