Due mesi. Tanto era passato da quando avevo lasciato casa per prendermi cura di mia madre dopo un intervento complicato. Sessanta giorni di ospedali, pasti freddi e sonni rubati su una sedia di plastica. L’unica cosa che mi teneva in piedi era il pensiero di tornare finalmente a casa mia, nel mio letto, e tra le braccia del mio compagno, Lorenzo.
Non ero rientrata da più di un’ora. Avevo appena fatto la doccia e indossato la vestaglia, quando sentii la serratura girare. Pensai subito che Lorenzo fosse uscito un attimo e si fosse dimenticato qualcosa. Ma non avevo sentito l’ascensore né il rumore della sua moto.
Mi affacciai sul corridoio con l’asciugamano ancora in testa.
E la vidi.
Una ragazza giovane, carina, curata in ogni dettaglio. In mano aveva un mazzo di chiavi. Le MIE chiavi. Sembrava più infastidita che sorpresa.
«Tu chi sei?» disse, come se fosse lei la padrona di casa.
«Scusa? Io vivo qui. E TU chi sei?»
«Non ti ho mai vista prima», ribatté con aria sospettosa.
«Sono stata via due mesi. Ora me lo vuoi dire chi ti ha dato quelle chiavi?»
«Lorenzo», rispose, come se fosse la cosa più normale del mondo. «Mi ha detto che potevo passare quando volevo.»
Il cuore mi cadde nello stomaco.
«Davvero? Perché io, la sua COMPAGNA, non ne sapevo nulla.»
La sua espressione cambiò di colpo. Prese un passo indietro. «Aspetta… lui mi ha detto che era single.»
Incrociai le braccia. «Ma davvero?»
Lei si morse il labbro. «Forse è meglio che vada.»
«No, aspetta. Vieni con me.»
La condussi in cucina, dove Lorenzo stava tranquillamente sgranocchiando cereali come se fosse domenica mattina e non si stesse per scatenare una tempesta.
La ragazza lo guardò. Poi guardò me. «Chi è quello?»
Lorenzo si voltò con il cucchiaio a mezz’aria. «Ehm… che sta succedendo?»
«Quello è Lorenzo. Il mio compagno.»
Lei sgranò gli occhi. «Ma… non è lui. Non è lui quello con cui esco!»
Lorenzo appoggiò il cucchiaio. «Sento che dovrei partecipare a questa conversazione, ma non so nemmeno da dove cominciare.»
La ragazza tirò fuori il cellulare e, dopo qualche swipe, mostrò una foto.
Non era Lorenzo.
Era Simone. Suo fratello minore. Quello sempre nei guai. Quello che chiedeva soldi in prestito e non li restituiva mai. Quello che, evidentemente, aveva usato l’identità del fratello — e le chiavi di casa nostra — per fare colpo sulle ragazze.
Lorenzo si passò una mano tra i capelli. «Ora ha senso. Simone continuava a chiedermi se fossi a casa, se avevo viaggi di lavoro… credevo fosse solo curioso.»
Mi girai verso la ragazza, che fissava ancora lo schermo come se stesse guardando un film dell’orrore. «Fammi indovinare: non ti ha mai fatto venire quando ero a casa, giusto?»
Scosse la testa. «Diceva che il suo coinquilino era sempre in giro.»
Lorenzo sbuffò. «Lo uccido.»
La ragazza, ormai visibilmente esasperata, si presentò: «Io sono Giulia.»
Le strinsi la mano. «Piacere. Anche se… be’, hai appena fatto irruzione in casa mia.»
Lei rise, a metà tra l’imbarazzo e la frustrazione. «Tecnicamente, ero stata invitata.»
Poi si fece seria. «Sai che c’è? Voglio vendetta.»
Lorenzo sorrise. «Volentieri.»
Quindici minuti dopo, Lorenzo mandò un messaggio.
Lorenzo: “Stasera facciamo la pizza fatta in casa. Passa?”
Simone: “Ci sono! Arrivo in 20!”
Giulia si fregò le mani. «Ora sì che ci divertiamo.»
Ventuno minuti dopo, Simone entrò come se fosse il re del mondo.
«Che profumino… dov’è il mio…»
E poi la vide.
E lei vide lui.
«Ciao, amore!» disse lui, già sudando. «Che sorpresa trovarti qui!»
Giulia incrociò le braccia. «Nessuna sorpresa, Simone.»
Lui tentennò. «Cosa vuoi dire?»
Lorenzo intervenne. «Vuol dire che sappiamo tutto, ‘Lorenzo’.»
Simone sbiancò. «Oh.»
Giulia gli lanciò un bicchiere d’acqua in faccia con un gesto che meritava un applauso.
Silenzio. Solo le gocce che cadevano sul pavimento.
«Ok. Me lo meritavo», ammise Simone.
Lorenzo annuì. «Sì.»
Io scoppiati a ridere. «Hai dieci secondi per spiegare prima che ti buttiamo fuori.»
Simone sospirò. «Non pensavo fosse grave. Uscire con una ragazza costa, capito? E voi non eravate mai a casa…»
«Questo mese paghi tu l’affitto», disse Lorenzo.
«Cosa?!»
«E restituisci a Giulia tutti i regali.»
«Anche gli AirPods?!»
Giulia lo fulminò con lo sguardo. «Soprattutto quelli.»
Simone se ne andò a testa bassa, fradicio e umiliato.
Giulia mi sorrise. «Sai che è stato liberatorio?»
Lorenzo rise. «La cena è ancora valida, se vuoi rimanere.»
«Perché no? Basta che non spunti un altro fratello segreto.»
«Solo un gatto un po’ giudicante», dissi.
«Ah beh, quello va bene.»
E così, in una sera, ho smascherato un bugiardo, fatto amicizia con una sconosciuta, e mangiato la miglior pizza della mia vita.
Se non è una vittoria, questa, non so cos’altro lo sia.
Add comment