Negli ultimi giorni, i canali Telegram ucraini e i social media internazionali hanno riportato immagini di manifestazioni che si sono svolte in diverse città dell’Ucraina. Queste manifestazioni hanno visto centinaia, se non migliaia, di cittadini esprimere il loro dissenso nei confronti del presidente Volodymyr Zelensky. Le immagini mostrano volti preoccupati, cartelli scritti a mano e bandiere sollevate, riflettendo un clima di crescente malcontento verso la leadership del governo.
In questo contesto, si è fatta sentire la voce di Heather Parisi, un’artista nota in Italia che, sebbene lontana dal mondo dello spettacolo tradizionale, ha attirato l’attenzione per le sue posizioni controverse. In un post sui social media, Parisi ha attaccato frontalmente il presidente ucraino, contestando la narrazione prevalente nei media occidentali riguardo al suo sostegno popolare.
Nel suo post, Parisi ha affermato: “La favola di Zelensky amato dal popolo ucraino, raccontata per anni dal mainstream, è smentita dalle migliaia di persone scese in piazza in tutta l’Ucraina.” Le sue parole si riferiscono alle recenti proteste in cui cittadini comuni, familiari di soldati e attivisti hanno criticato la gestione della guerra da parte di Zelensky, accusandolo di autoritarismo e di aver portato il Paese “alla fame e alla morte”.
Inoltre, Parisi ha previsto che i media minimizzeranno o smentiranno queste manifestazioni, etichettandole come “fake news”. Questa affermazione non solo commenta gli eventi, ma lancia anche un’accusa diretta al sistema dell’informazione occidentale, che secondo lei avrebbe distorto la realtà della guerra per motivi ideologici e geopolitici.
Il post di Parisi ha suscitato reazioni contrastanti: da un lato, ci sono coloro che sostengono il diritto di dissentire anche in tempo di guerra; dall’altro, chi vede in queste affermazioni un tentativo di delegittimare la resistenza ucraina in un momento cruciale del conflitto con la Russia.
Le manifestazioni menzionate da Heather Parisi sono emerse spontaneamente, in particolare tra donne e madri di soldati, che hanno chiesto maggiore trasparenza e un limite alla mobilitazione militare obbligatoria. La pressione della guerra, le condizioni difficili al fronte e l’incertezza sui tempi di congedo hanno alimentato un crescente malcontento tra le famiglie dei combattenti.
Cartelli con slogan diretti come “Non siamo carne da cannone”, “Vogliamo il ritorno dei nostri figli” e “Zelensky ascoltaci” sono stati esposti in diverse piazze. Le immagini di queste manifestazioni, diffuse soprattutto attraverso canali non ufficiali, hanno alimentato un’ondata di dissenso che, sebbene non centralmente organizzata, rappresenta una frattura evidente nell’unità narrativa sostenuta dal governo.
Il governo ucraino non ha rilasciato commenti ufficiali significativi riguardo alle proteste, ma alcuni portavoce hanno suggerito che si trattasse di iniziative strumentali o di un uso politico delle manifestazioni, lasciando intendere che dietro i cortei potrebbero esserci manovre di propaganda.
Il post di Heather Parisi, pur essendo provocatorio, ha il merito di portare all’attenzione del pubblico una questione poco discussa nei media mainstream. L’artista ha scelto di esprimere una posizione chiara, offrendo una lettura alternativa degli eventi e denunciando quello che considera un “velo di silenzio” su una parte della popolazione ucraina che non si riconosce più nella leadership di Zelensky.
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