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Il celebre sex symbol di Hollywood rifiutò l’opportunità di diventare James Bond, preferendo una carriera fra action, commedia e ruoli drammatici



Nato l’11 febbraio 1936 a Lansing, nel Michigan, e cresciuto in Florida, Burt Reynolds iniziò la sua vita puntando al football, disciplina a cui aspettava di dedicarsi con passione. Tuttavia un grave infortunio lo costrinse a rinunciare a quel sogno e a volgere lo sguardo verso la recitazione. Dopo aver studiato teatro, debuttò sul piccolo schermo negli anni ’60, recitando in serie come Gunsmoke e Dan August, tra cui si impose subito per il suo fascino e il volto scolpito.



La celebrità arrivò agli inizi degli anni ’70, quando il ruolo in Deliverance – Un tranquillo weekend di paura (1972) dimostrò la sua capacità di affrontare tematiche intense e ruoli psicologicamente complessi, confermando che il suo talento andava ben oltre l’immagine di sex symbol. A partire da quel momento, la sua carriera esplose: divenne protagonista di commedie d’azione che esaltavano il suo carisma sfrontato. Pellicole come Smokey and the Bandit (1977), Hooper (1978) e The Cannonball Run (1981) gli garantirono una posizione di primo piano tra gli attori più richiesti e meglio pagati del decennio.

Durante gli anni ’80, mantenne un solido successo grazie a produzioni d’azione e commedie, ma la sua popolarità cominciò a diminuire a causa del calo degli incassi cinematografici. In quel periodo, trovò spazio sul piccolo schermo nella sitcom Evening Shade (1990‑1994), grazie alla quale vinse un Emmy come Miglior Attore, dimostrando nuovamente la sua versatilità. Allo stesso tempo si dedicò alla regia e alla produzione, mostrando una gamma di talenti fuori dal comune nel panorama dello spettacolo.

Nel 1997 Burt Reynolds ottenne una sorprendente rinascita artistica grazie a Boogie Nights – L’altra Hollywood, diretto da Paul Thomas Anderson. Interpreta Jack Horner, un regista di film per adulti, ruolo che gli valse una candidatura all’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista. Sebbene fosse inizialmente titubante, la parte gli consentì di farsi conoscere da un pubblico più giovane e di riaffermare la sua dote interpretativa, dimostrando che, pur inizialmente restio a ruoli “a rischio”, possedeva ampia gamma emotiva e professionale.

Nonostante il successo della sua carriera e i riconoscimenti ottenuti, Reynolds prese alcune decisioni professionali controcorrente, rifiutando offerte di grande prestigio. Tra queste, la più celebre fu quella di interpretare James Bond, personaggio con cui rifiutò di cimentarsi. Questa scelta dimostra come, più che inseguire ruoli iconici per fama, preferisse seguire progetti che rispecchiassero la sua visione artistica e personale.

Sul versante personale Reynolds affrontò periodi difficili tra crisi finanziarie e problemi di salute, ma mantenne sempre un carattere affabile e una presenza autentica. Nei suoi ultimi anni apparve nel film di Quentin Tarantino Once Upon a Time in Hollywood, in cui avrebbe interpretato George Spahn, proprietario del ranch legato alla famiglia Manson; tuttavia, a causa del sopraggiungere della morte, non poté portare a termine le riprese.

Burt Reynolds si spense il 6 settembre 2018, all’età di 82 anni, lasciando un’eredità indelebile nel mondo del cinema e della televisione. Celebre per i suoi baffi inconfondibili e il sorriso sornione, viene ricordato come uno degli attori più iconici della sua generazione, capace di passare con disinvoltura da ruoli drammatici a commedie semiazionistiche, contribuendo a definire un’intera epoca cinematografica.

Con una carriera che ha superato i cinquant’anni, Reynolds si è imposto non solo come interprete popolare, ma anche come professionista completo, attore, regista e produttore di valore. La sua influenza sulla commedia d’azione e la profondità dei personaggi che ha interpretato lo rendono ancora oggi un punto di riferimento nel panorama hollywoodiano.

“Ho perso molte occasioni di dimostrare che potevo farne di seri,” scrisse nel suo memoir But Enough About Me, rivelando i suoi rimpianti su scelte artistiche avventate, che – a suo dire – limitarono la possibilità di esplorare ruoli più drammatici.

La sua eredità resiste, e continua ad ispirare attrici e attori che cercano autenticità e versatilità nel mestiere della recitazione.



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