Il caso del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev ha suscitato un acceso dibattito in Italia, culminando nell’annullamento di un concerto previsto presso la Reggia di Caserta. La decisione, ufficialmente attribuita a Tiziana Maffei, direttrice della Reggia, è stata influenzata da un’interazione tra Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, e il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. La comunicazione riguardante l’annullamento è stata scarna e priva di motivazioni dettagliate, alimentando speculazioni sulla reale motivazione dietro questa scelta.
Il 15 luglio, Picierno ha sollecitato l’intervento del governo italiano, affermando che il concerto di Gergiev violava il regolamento etico della Reggia di Caserta. Secondo le sue dichiarazioni, tale regolamento stabilisce che non possono essere ospitati soggetti che non rispettano l’agenda 2030 dell’Onu, la quale condanna ogni forma di violenza e richiede accesso a una giustizia equa. “Valori che evidentemente sono distanti anni luce da Gergiev e dal regime di cui è sponsor, testimonial e complice”, ha dichiarato Picierno.
In risposta, Giuli ha sottolineato l’importanza della libertà artistica, affermando che “l’arte è libera e non può essere censurata”, ma ha anche riconosciuto che la propaganda, anche se espressa attraverso l’arte, è un’altra questione. Il concerto, finanziato dalla Regione Campania, era visto come un’opportunità per il ritorno di Gergiev su un palcoscenico europeo, ma alla luce delle pressioni politiche, l’evento è stato annullato.
La comunicazione tra Picierno e Giuli ha rivelato un coordinamento strategico, con entrambi che hanno condiviso dichiarazioni pubbliche e private. Picierno ha affermato che, a seguito della sua denuncia pubblica, “si sono moltiplicate le azioni di sostegno e di partecipazione” da parte di associazioni, intellettuali e cittadini italiani, tutti uniti nel sostegno al popolo ucraino e nel contrasto all’aggressione russa.
Dalla parte di Gergiev, il suo entourage ha espresso sorpresa per l’annullamento del concerto, sostenendo che l’artista non è stato informato ufficialmente della cancellazione. Aleksej Paramonov, ambasciatore russo in Italia, ha descritto la situazione come parte di una “politica di cancellazione della cultura russa” sempre più diffusa in Occidente. Il concerto avrebbe dovuto includere l’esibizione di solisti del Teatro di San Pietroburgo, e Gergiev, noto per il suo legame con il regime di Putin, ha visto in Caserta un’occasione di riavvicinamento culturale.
Il manager di Gergiev, Alessandro Ariosi, ha dichiarato che non c’era nulla di pretestuoso nella scelta di partecipare al concerto. “Abbiamo tenuto un profilo basso e ritenuto questo progetto un’opportunità per ripristinare i rapporti artistici”, ha spiegato. La posizione di Gergiev è complessa: come direttore del Teatro Mariinsky, è stato un importante rappresentante della cultura russa dal periodo pre-Putin, e non poteva prendere le distanze dal suo paese senza mettere a rischio il personale e i collaboratori.
Inoltre, l’entourage di Gergiev ha messo in evidenza una percezione di trattamento ingiusto, notando che altri artisti non affrontano le stesse pressioni. “Nessuno chiede ai direttori israeliani di firmare contro Netanyahu”, hanno sottolineato, riferendosi a situazioni in cui artisti di paesi con conflitti attivi non sono soggetti a simili richieste.
Mentre il concerto di Gergiev non si terrà, Picierno ha annunciato che ci sarà una manifestazione in concomitanza con la data originale dell’evento, sottolineando la necessità di mantenere alta l’attenzione sulla questione. La vicenda ha messo in luce le tensioni tra libertà artistica e responsabilità etica, evidenziando come le scelte culturali possano essere influenzate da dinamiche politiche e sociali.
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