Il giurista Luigi Daniele, docente di Diritto dei conflitti armati e Diritto internazionale umanitario e penale presso la Nottingham Trent University, ha espresso dure critiche sulla gestione internazionale del conflitto nella Striscia di Gaza, definendo le azioni di Israele come un “genocidio”. In un’intervista, ha sottolineato come l’Occidente, e in particolare l’Italia, si siano resi complici attraverso il silenzio e l’inerzia, ignorando non solo il diritto internazionale ma anche leggi nazionali specifiche.
Secondo Daniele, i segnali che indicano un genocidio sono ormai evidenti e documentati. “Non può esserci più nessun dubbio sul genocidio di Gaza. Lo dimostra anche una legge italiana”, ha affermato il giurista, ricordando che l’Italia dispone dal 1967 di una normativa per prevenire e punire il crimine di genocidio. Tuttavia, questa legge sembra essere stata trascurata proprio da chi dovrebbe applicarla.
Nel dicembre 2023, pochi mesi dopo l’inizio della risposta militare israeliana a Gaza, Daniele fu tra i primi a parlare apertamente del rischio di genocidio. Le sue parole all’epoca furono considerate premature o addirittura esagerate da molti. Tuttavia, a distanza di un anno e mezzo, questa accusa è stata formalmente portata davanti alla Corte Internazionale di Giustizia e ha trovato spazio nel dibattito pubblico, anche in Italia.
Il docente ha analizzato le dichiarazioni ufficiali rilasciate da esponenti del governo israeliano che, secondo lui, confermerebbero la volontà deliberata di annientare la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. “Purtroppo, i massacri di civili e bambini palestinesi sono diventati una prassi quotidiana”, ha dichiarato Daniele, aggiungendo che il dolo specifico necessario a configurare il crimine di genocidio è stato pubblicamente ribadito da figure chiave del governo israeliano.
Tra le affermazioni citate dal giurista vi sono quelle di Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze israeliano, che avrebbe parlato di “sterminio totale” e della “cancellazione di ogni traccia di Amalek”. Questo riferimento alla distruzione degli Amaleciti nelle scritture sacre, secondo Daniele, si collega a un sentimento diffuso che nega l’esistenza di civili innocenti a Gaza. “Il risultato è inequivocabile”, ha commentato.
Daniele ha anche evidenziato come queste dichiarazioni non siano isolate ma parte di un discorso più ampio che coinvolge le massime autorità israeliane. Questo linguaggio, ha spiegato, contribuisce a legittimare azioni che violano il diritto internazionale umanitario e rafforzano la percezione che quanto accade a Gaza sia giustificabile.
Il giurista ha poi puntato il dito contro l’Occidente, accusandolo di non aver reagito in modo adeguato. Ha descritto questa mancanza di intervento come una forma di complicità che permette al conflitto di continuare senza conseguenze per chi lo perpetra. In particolare, ha criticato l’Italia per il suo atteggiamento di negazionismo ideologico, nonostante disponga degli strumenti legali per intervenire. “L’Italia ha una legge sul genocidio dal 1967, ma viene ignorata”, ha affermato.
La questione del genocidio a Gaza è ormai al centro di un dibattito internazionale sempre più acceso. L’accusa portata davanti alla Corte Internazionale di Giustizia rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento formale delle violazioni dei diritti umani nella regione. Tuttavia, come sottolineato da Daniele, resta da vedere se questo porterà a cambiamenti concreti nella politica internazionale o se l’inerzia continuerà a prevalere.
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