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Il Ponte sullo Stretto non si farà nel 2025: emendamento Pd nella Manovra per usare diversamente i fondi



Il progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina ha subito un ulteriore rallentamento a seguito della recente decisione della Corte dei Conti, che ha bloccato l’iter necessario per avviare i lavori. Questa situazione ha costretto il governo a rivedere nuovamente la tabella di marcia, già modificata più volte dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Ora, l’inizio dei lavori è previsto per il mese di febbraio.



Salvini, vicepremier e figura centrale nella promozione del progetto, ha espresso fiducia nella possibilità di rispondere a tutte le osservazioni sollevate dalla Corte. In un incontro tenutosi oggi in Consiglio dei Ministri, ha informato i membri della maggioranza riguardo ai prossimi passaggi da intraprendere. L’obiettivo, ha sottolineato, è quello di “far partire i lavori al più presto”.

Una volta che saranno rese pubbliche le motivazioni della Corte, Salvini si impegnerà a rispondere in modo dettagliato a tutte le questioni sollevate, che includono aspetti sia formali che sostanziali, toccando vari ambiti, da quelli procedurali a quelli tecnici ed economici. Tuttavia, se il governo decidesse di procedere nonostante le obiezioni della Corte, si esporrebbe al rischio di un danno erariale. Questo scenario si concretizzerebbe nel momento in cui la Corte dei Conti apporrà un ‘visto con riserva’ alla delibera, un passaggio previsto dalla legge. Le spese già aumentate nell’ultimo anno potrebbero comportare responsabilità dirette per i membri dell’esecutivo, in caso di annullamento dell’iter, a causa dell’indennità di risoluzione dei contratti di collaborazione e per l’avvio immediato degli espropri.

Salvini ha inoltre garantito che l’esecutivo intende tutelare tutti i fondi già previsti nella legge di Bilancio. Grazie alla manovra dell’anno scorso, è stata raggiunta una copertura totale per l’infrastruttura, il cui costo complessivo è salito a 13,5 miliardi di euro, grazie a un emendamento che ha aggiunto ulteriori 1,5 miliardi.

Le risorse destinate al progetto sono così suddivise:

  • 6,962 miliardi dal bilancio statale
  • 4,6 miliardi dai Fondi di Sviluppo e Coesione dell’Amministrazione Centrale
  • 1,6 miliardi dai Fondi di Sviluppo e Coesione per le due Regioni coinvolte, di cui 300 milioni dalla Calabria e 1,3 miliardi dalla Sicilia
  • 370 milioni da risorse della ‘Stretto di Messina S.p.A’ (SdM)

Il totale ammonta a 13,532 miliardi. Le opposizioni, guidate dal Partito Democratico, hanno lanciato un appello affinché queste risorse vengano sbloccate e destinate ad altre voci di spesa. Salvini ha dichiarato che, per ragioni di tempistiche, i cantieri non potranno più avviarsi nel 2025. Secondo il PD, la priorità ora è ricollocare i fondi vincolati all’avvio dei lavori per quest’anno.

In questo contesto, il senatore Antonio Nicita, membro della Commissione Bilancio, ha annunciato la sua intenzione di presentare un emendamento alla manovra. Questo emendamento mira a spostare i fondi stanziati per la costruzione del ponte verso infrastrutture d’interesse per il Mezzogiorno, come strade e ferrovie, nonché per finanziare la Sanità e la Scuola. Un secondo emendamento intende specificare le condizioni di gestione dell’infrastruttura, affinché non gravino sulle finanze pubbliche.

Il primo emendamento, visionato da Fanpage.it, prevede l’eliminazione dalla legge di Bilancio 2023 dei riferimenti normativi che autorizzavano l’utilizzo delle risorse del Fondo di Sviluppo e Coesione (periodo di programmazione 2021-2027) per il progetto, pari a 3,8 miliardi di euro. Questa somma dovrebbe essere interamente riassegnata al Fondo Sviluppo e Coesione per il Mezzogiorno. Inoltre, ulteriori 500 milioni di euro previsti per opere connesse al ponte, come strade e ferrovie, dovrebbero essere riassegnati, entro trenta giorni dall’approvazione della legge di Bilancio, alla Sicilia e alla Calabria per interventi sulla mobilità, marittima e ferroviaria, per il completamento di autostrade come la Siracusa-Gela, per l’edilizia sanitaria e scolastica, per la transizione energetica e per il sostegno delle imprese.

Il secondo emendamento, sempre a firma Nicita, riguarda le condizioni di gestione dell’infrastruttura e stabilisce che la manutenzione ordinaria e straordinaria del Ponte sullo Stretto di Messina non comporterà nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, essendo interamente a carico del soggetto gestore. L’equilibrio economico-finanziario della gestione dovrà essere garantito esclusivamente dalle tariffe stradali e ferroviarie applicate alla struttura.



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