“Ve l’avevo detto, bastava”: queste sarebbero state le parole pronunciate da Maria Luisa Ramponi, la donna che occupava un casolare a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, alle forze dell’ordine impegnate nello sgombero, prima di innescare un’esplosione. L’esplosione, avvenuta il 13 ottobre scorso, ha causato la morte di tre carabinieri. Secondo quanto riportato da Il Mattino di Padova, la donna si sarebbe posizionata sul tetto con le molotov che hanno provocato la deflagrazione. In realtà, senza l’intervento eroico dei carabinieri, la donna non sarebbe sopravvissuta.
Verona: esplosione durante lo sgombero, morti tre carabinieri.
Feriti in 13 tra Militari e agenti.Fermati i tre fratelli responsabili dell’esplosione, Franco Ramponi, 65 anni, Dino Ramponi, 63 anni e Maria Luisa Ramponi, 59 anni. pic.twitter.com/EwV2mSp9vU
— Noi Radiomobile (@NoiRadiomobile) October 14, 2025
La signora Ramponi, che risiedeva nel casolare insieme ai due fratelli, è rimasta l’unica persona all’interno dell’abitazione, ormai satura di gas, mentre i fratelli si erano posizionati al piano inferiore. L’esplosione ha causato il crollo dell’edificio, facendo sprofondare il pavimento che ha travolto e causato la morte dei militari, mentre la donna è rimasta in piedi su un residuo di pavimento circondata dalle fiamme. In quegli istanti, si sarebbe rivolta verbalmente a coloro che si trovavano al piano inferiore.
I carabinieri, nonostante le ferite riportate, si sono arrampicati sulle macerie, hanno prelevato la signora Ramponi e l’hanno trasportata nel cortile, dove è stata affidata alle cure del Servizio di Emergenza Sanitaria 118. Attualmente, le sue condizioni di salute restano critiche. Qualora dovesse sopravvivere, insieme ai fratelli dovrà affrontare un processo con l’accusa di strage. Secondo gli inquirenti, i tre fratelli, Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, avrebbero pianificato l’azione con largo anticipo, costruendo ordigni incendiari e posizionando diverse bombole di gas all’interno dell’abitazione.
Queste sono le accuse che il sostituto procuratore Silvia Facciotti muove a Dino, Franco e Maria Luisa, l’unica dei tre fratelli attualmente ricoverata in ospedale, in terapia intensiva e in condizioni gravi. Il suo ruolo era quello di difendere a tutti i costi l’abitazione, datata e in precarie condizioni, anche a costo della propria vita. La signora Ramponi avrebbe innescato l’esplosione in un ambiente saturo di gas, e l’odore era percepibile all’esterno dell’edificio.
Questa mattina, alle ore 12:30, presso il carcere di Montorio, il giudice per le indagini preliminari Carola Musio si troverà di fronte ai due fratelli (Dino assistito dall’avvocato Fabio Porta e Franco dall’avvocato Domenico Esposito) per l’udienza di convalida.
La giornata, caratterizzata da numerose acquisizioni e adempimenti, si è conclusa nel tardo pomeriggio nella stanza del Pubblico Ministero per il conferimento dell’incarico ai medici legali Francesca Bortolotti e Nicola Pagaiani di effettuare gli accertamenti tecnici non ripetibili ed eseguire l’autopsia sui corpi di Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello, le cui vite sono state sacrificate per quella casa fatiscente.
Nella giornata di ieri, all’interno dell’ufficio del Pubblico Ministero, Andrea, fratello di Marco Piffari, ha formalmente incaricato l’Avvocato Davide Adami di rappresentarlo in sede giudiziaria. Inoltre, ha nominato la Dottoressa Gabriella Trenchi quale proprio consulente tecnico, che collaborerà con gli esperti designati dalla Procura.



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