La Procura di Treviso ha chiuso le indagini sulla morte di Helen Comin, 50enne di Cittadella, deceduta a seguito della sostituzione di protesi mammarie, aprendo l’ipotesi di omicidio colposo a carico di due medici.
Il 5 settembre 2024 Helen Comin, mamma di quattro figli, si era sottoposta a un intervento di sostituzione protesica in una clinica privata di Castelfranco Veneto. L’operazione, inizialmente definita semplice e riuscita, ha visto la donna svegliarsi, sedersi sul letto e mostrarsi stabile nel reparto post‑operatorio. Quasi un’ora dopo, però, ha avuto un’improvvisa crisi cardiaca: rianimata in clinica, è stata trasferita in codice rosso all’ospedale San Giacomo, dove è rimasta in coma per cinque giorni prima di morire .
Secondo l’autopsia, la causa del decesso è stata identificata in una «depressione respiratoria», conseguenza di una probabile somministrazione errata di farmaci. Al centro dell’inchiesta figurano due sostanze: il Sufentanil, celebre oppioide sintetico, e il Propofol, un potente sedativo-ipnotico. A quanto riportato, il Sufentanil sarebbe stato somministrato quando l’anestesia era ancora attiva, amplificando i suoi effetti depressivi respiratori .
Sono iscritti nel registro degli indagati il chirurgo plastico e titolare della clinica, Antonio Di Vincenzo, e l’anestesista Fabio Toffoletto, ex primario dell’Usl Veneto Orientale. Entrambi sono accusati di omicidio colposo; l’anestesista risponde inoltre di falso ideologico nella cartella clinica, per non aver riportato la somministrazione del Sufentanil e del Propofol .
Le indagini hanno rivelato che nelle cartelle della clinica non risultavano tracce del farmaco. Tuttavia, una conversazione tra il personale infermieristico e l’ospedale rivela che il Sufentanil è stato somministrato al risveglio, senza che fosse registrato nei documenti clinici chiesti dai pm .
Secondo i pm, l’anestesista avrebbe omesso un’adeguata sorveglianza: non è stato predisposto un monitoraggio continuo della paziente, malgrado il rischio noto di depressione respiratoria con quei farmaci. D’altra parte, il chirurgo non avrebbe assicurato la presenza costante di personale medico-infermieristico nel reparto post‑operatorio .
La Procura attende i risultati delle analisi tossicologiche sui tessuti e i fluidi della vittima, strumento chiave per dimostrare la presenza dei farmaci nel corpo di Helen Comin. Una volta esaurite le difese degli indagati, potrebbe essere richiesto il rinvio a giudizio .
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