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Intercettazione choc del padre di Alberto Stasi nei giorni del delitto di Garlasco: “Il vero problema è l’alibi”



Nei giorni immediatamente successivi al tragico omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, gli inquirenti hanno intercettato una telefonata tra Nicola Stasi, padre di Alberto Stasi, e un parente. La conversazione, resa pubblica durante una puntata della trasmissione “Quarto Grado”, ha portato alla luce alcune riflessioni del padre sull’indagine e sui punti controversi che riguardavano suo figlio, all’epoca indagato e poi condannato in via definitiva per il delitto.



Il dialogo si focalizza su due aspetti principali dell’inchiesta: la mancanza di un alibi solido per Alberto Stasi e la questione delle scarpe pulite, un dettaglio che ha sollevato interrogativi fin dai primi momenti. Secondo quanto riportato, Nicola Stasi avrebbe detto al telefono: “Alberto il sangue lo ha evitato, è normale. Il problema è che non ha un alibi”. Questa affermazione si riferisce alla difficoltà di spiegare come il giovane, pur essendo entrato nella villetta dove si trovava il corpo senza vita di Chiara Poggi, non avesse tracce di sangue sulle scarpe.

Durante la conversazione, il padre di Alberto Stasi ha cercato di ricostruire i movimenti del figlio nella casa della vittima. “Il problema è la scarpa. Loro dicono: con tutto il sangue che c’era non si è neanche sporcato le scarpe. Però ieri ci ha fatto vedere Alberto com’era, c’è un corridoio di circa 8-9 metri. Lui a metà ha fatto due passi, ha guardato a destra e sinistra non c’era nessuno, ha guardato avanti nel corridoio a sinistra c’era già una striscia di sangue. Chiaramente se n’è stato a destra e ha guardato avanti. L’ha evitata, ma è spontaneo che uno non è che… anche nell’acqua non ci metti dentro i piedi”.

La trasmissione della telefonata ha riportato l’attenzione su uno degli elementi più discussi del caso. Gli investigatori avevano sottolineato come fosse difficile credere che Alberto Stasi, entrando nella scena del crimine, fosse riuscito a evitare completamente le tracce ematiche presenti sul pavimento. Questo dettaglio è stato oggetto di numerosi dibattiti durante il processo.

Un altro tema emerso nella telefonata riguarda l’impronta di una suola rinvenuta sulla scena del crimine. Quando il parente chiede se questa possa appartenere alle scarpe di Alberto Stasi, Nicola Stasi risponde: “Non si sa, non si sa, non si sa neanche se uomo o donna. Non si capisce. Ieri sui giornali c’era scritto che possono essere in due ad averlo fatto, ne scrivono tante di stupidate, cosa vuoi. Ho letto solo un giornale ieri, ne ho lette tre di stupidate. Una che noi siamo amici della famiglia Cappa, mai, mai visti, mai conosciuti, non li conosco neanche. Poi una che diceva che c’era una storia tra la ragazza e Alberto”.

La mancanza di un alibi certo è stata un altro punto cruciale dell’inchiesta e del processo. Durante la telefonata, Nicola Stasi fa riferimento a una conversazione avvenuta tra suo figlio e la madre della vittima: “L’altra sera la mamma di Chiara ha chiamato Alberto e gli ha dato la buonanotte. Lei in caserma gli ha detto: lo so Alberto che non sei stato tu”. Tuttavia, la modifica della datazione della morte di Chiara Poggi ha complicato ulteriormente la posizione di Alberto Stasi, rendendo ancora più difficile dimostrare la sua estraneità ai fatti.

La vicenda giudiziaria legata al delitto di Garlasco ha suscitato grande interesse mediatico e numerosi interrogativi nel corso degli anni. La figura di Nicola Stasi, deceduto il 25 dicembre 2013, ha rappresentato un punto di riferimento per suo figlio durante le fasi più delicate dell’inchiesta. Le sue parole intercettate rivelano il tentativo di comprendere e affrontare le accuse rivolte a Alberto Stasi, cercando di difenderlo dalle molteplici speculazioni emerse sui giornali dell’epoca.

Il caso di Chiara Poggi rimane uno dei più discussi nella cronaca italiana, con dettagli controversi che continuano a generare dibattiti anche a distanza di anni dalla sentenza definitiva. La trasmissione “Quarto Grado” ha riportato l’attenzione su alcune delle questioni chiave che hanno caratterizzato l’indagine e il processo, contribuendo a mantenere vivo l’interesse pubblico su questa tragica vicenda.



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