Nella recente partita di Coppa Italia tra Inter e Milan, l’allenatore nerazzurro Simone Inzaghi ha mostrato segni di grande frustrazione. La sconfitta per 3-0 ha compromesso le possibilità della sua squadra di accedere all’ultimo atto della competizione, portando il tecnico a scagliarsi contro il quarto uomo in un momento di intensa emozione. Le telecamere hanno immortalato il suo sfogo, durante il quale ha chiesto in modo deciso agli ufficiali di gara di non concedere alcun minuto di recupero.
Con un gesto deciso e l’indice puntato, Inzaghi si è rivolto ad Aureliano, esprimendo chiaramente il suo disappunto: “Non voglio il recupero! Non mi prendete per il cu.o! Non lo voglio!”. Nonostante i tentativi del quarto uomo di calmarlo, Inzaghi ha ribadito con veemenza la sua richiesta, sottolineando la sua intenzione di tornare rapidamente negli spogliatoi, mentre il pubblico milanista esultava per il risultato.
L’arbitro Doveri, in effetti, ha deciso di non concedere alcun minuto di recupero, fischiando la fine della partita poco dopo il 90’. Questa scelta ha soddisfatto Inzaghi, il quale è immediatamente entrato in campo per salutare gli arbitri e i giocatori, invitando comunque i suoi uomini a riconoscere il supporto della curva.
Ma cosa prevede il regolamento riguardo al tempo di recupero in una partita di calcio? Secondo le normative, il tempo di recupero è obbligatorio e deve essere concesso dall’arbitro per compensare eventuali interruzioni del gioco. Tra le motivazioni per cui può essere concesso ci sono le sostituzioni, le interruzioni per infortuni, le manovre di ostruzione del gioco e altre cause significative di ritardo.
La Regola 7 stabilisce che “Ciascun periodo di gioco deve essere prolungato dall’arbitro per recuperare tutto il tempo di gioco perduto”. Inoltre, il quarto ufficiale deve indicare il recupero minimo deciso dall’arbitro al termine dell’ultimo minuto di gioco. Tuttavia, l’arbitro ha la facoltà di aumentare il recupero, ma non di ridurlo.
Esiste anche una sorta di regola non scritta che suggerisce agli arbitri di non concedere recupero se il risultato è ampiamente compromesso, una decisione che potrebbe essere presa anche dopo consultazioni con gli allenatori. Non è chiaro se, in questo caso, Aureliano abbia chiesto a Conceiçao se fosse opportuno non concedere recupero, soprattutto dopo l’uscita di Inzaghi.
Considerando il check del VAR sul secondo gol di Jovic, le sostituzioni effettuate e l’ammonizione, ci sarebbero state giustificazioni per concedere del recupero. Tuttavia, la decisione finale di non aggiungere minuti ha evitato ulteriori tensioni sul campo e ha consentito a Inzaghi di tornare rapidamente negli spogliatoi.
La partita ha evidenziato non solo le difficoltà dell’Inter, ma anche la pressione che gli allenatori affrontano durante momenti critici. Inzaghi, visibilmente colpito dalla sconfitta, ha espresso la sua frustrazione in modo diretto, un comportamento che riflette l’intensità e la competitività del calcio professionistico.
Questo episodio non è isolato nel contesto del calcio italiano, dove le emozioni possono facilmente prendere il sopravvento, specialmente in partite di alta importanza come un derby. La reazione di Inzaghi è un chiaro esempio di come la pressione possa influenzare le decisioni e le interazioni tra allenatori e ufficiali di gara.
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