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L’11enne in lacrime: “Resta con me e chiama la polizia”, così ha fermato un passante e fatto arrestare il padre violento



Una scena drammatica si è consumata nelle strade di Torino, dove un bambino di soli 11 anni, in lacrime e terrorizzato, è riuscito a trovare il coraggio di chiedere aiuto a uno sconosciuto per sfuggire alle violenze del padre. L’uomo, furioso e ubriaco, stava prendendo a calci il proprio furgone in panne e colpiva il figlio senza alcun motivo apparente. Il passante, testimone della scena, ha deciso di non voltarsi dall’altra parte, ma di intervenire e chiamare i carabinieri. Il suo gesto ha messo fine a un incubo che, secondo quanto emerso, durava da tempo.



Era la tarda serata di giovedì quando il cittadino, notando il comportamento aggressivo del genitore, si è fermato fingendo di voler dare una mano con il mezzo guasto. In quel momento, il piccolo, approfittando di un attimo di distrazione del padre, si è avvicinato e gli ha sussurrato una richiesta disperata: «Chiama la Polizia e resta con me finché non arriva. Ti chiedo scusa se mio padre è ubriaco». Poche parole, pronunciate con voce tremante, che hanno fatto capire subito la gravità della situazione.

Il passante ha immediatamente contattato i carabinieri, cercando di guadagnare tempo e mantenere la calma. Nel parcheggio dove si trovavano, l’uomo, un quarantenne torinese, continuava a inveire contro il bambino, insultandolo e colpendolo con calci e pugni allo stomaco. All’arrivo dei militari, la scena è degenerata ulteriormente: il padre, invece di fermarsi, ha iniziato a minacciare tutti, compresi i carabinieri, urlando frasi sconvolgenti come «Mi ha rovinato la vita, è un ritardato!» rivolte contro il figlio, che restava immobile e in silenzio.

I militari lo hanno immediatamente bloccato e arrestato con l’accusa di resistenza e minacce. Subito dopo, si sono presi cura del minore, accompagnandolo al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino, dove è stato visitato e medicato. Le sue condizioni non sono risultate gravi, ma è emerso un quadro di violenze fisiche e psicologiche che si protraevano da tempo.

Lontano dal padre, il bambino ha trovato la forza di raccontare tutto agli operatori e agli inquirenti. «Mi ha picchiato lui. Con un calcio. Poi un pugno. Lo ha fatto altre volte. Questa sera è arrabbiato perché il furgone non andava più avanti. Si è rotto. E lui ha picchiato me», ha detto l’undicenne. Poi, parlando della madre, ha aggiunto con tristezza: «Non la vedo da tanti mesi. Vive in un’altra città».

Le parole del piccolo hanno confermato che quella sera non era un episodio isolato, ma parte di un lungo ciclo di maltrattamenti domestici. La Procura dei Minori di Torino è stata subito informata e ha disposto l’attivazione delle procedure di affido per proteggere il bambino e garantirgli un ambiente sicuro. Saranno ora i servizi sociali a occuparsi della sua tutela e a stabilire il percorso più adatto per il suo futuro.

Il coraggio del bambino e la prontezza del passante hanno permesso di interrompere una spirale di violenza che poteva avere conseguenze tragiche. Il gesto dell’uomo, che ha scelto di non restare indifferente di fronte a una scena di maltrattamento, è stato determinante per salvare l’undicenne e mettere in moto la macchina della giustizia.



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