Un tragico episodio di femminicidio ha colpito la città di Udine, dove Samia Bent Rejab Kedim è stata brutalmente assassinata dall’ex marito, Mohamed Naceur Saadi. L’uomo, di 59 anni, ha approfittato di un permesso dagli arresti domiciliari, concessi per precedenti di maltrattamenti e violenze, per compiere l’omicidio. Dopo l’aggressione, ha rubato l’auto della vittima e si è lanciato contro una betoniera, tentando di fuggire.
Intervistata dal Messaggero Veneto, la figlia di Samia ha espresso un dolore profondo e una forte richiesta di giustizia: “Non perdonerò mai mio padre. La mamma voleva solo essere libera e felice. Non è stato fatto abbastanza per aiutarla”. Le sue parole mettono in luce la sofferenza e la rabbia di una famiglia distrutta da questo atto di violenza.
La giovane ha raccontato come sua madre avesse più volte subito minacce e abusi da parte dell’ex marito, vivendo in uno stato di costante terrore. “La mamma aveva subito più volte violenze da lui, era stata minacciata di morte. Era terrorizzata. Non è possibile che sia successa una cosa simile, ora siamo rimasti soli, io, mia sorella Sabrina e mio fratello, ancora minorenne”, ha dichiarato.
Il giorno dell’omicidio, la figlia ha descritto l’angoscia vissuta mentre cercava di aiutare la madre. “Quando è arrivato davanti alla porta di casa ha subito capito, dalle urla e dai rumori, che stava succedendo qualcosa di grave. Ha tentato di aprire la porta per aiutare la mamma ma non ci è riuscito. Era disperato. Non dovevano lasciar uscire mio padre e la mamma doveva essere tutelata. Chiediamo giustizia e vogliamo anche capire che cosa non ha funzionato. Chi ha sbagliato deve pagare”, ha aggiunto.
Il caso solleva interrogativi sulla gestione delle misure di sicurezza e protezione per le vittime di violenza domestica. Samia aveva denunciato più volte le violenze subite, ma spesso ritirava le denunce per paura di ripercussioni sulla famiglia. Alla fine, aveva trovato il coraggio di portare avanti le accuse, portando all’arresto del marito, ma ciò non è bastato a salvarla. “La mamma lo aveva denunciato più volte ma poi, per paura e per il timore di danneggiare la famiglia, aveva sempre ritirato le denunce. Alla fine aveva trovato il coraggio e mio padre era finito in carcere ma non è servito perché lo hanno fatto uscire. Una donna che presenta così tante denunce, anche se poi le ritira, va aiutata. Invece nessuno ha fatto nulla”, ha concluso la figlia.
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