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La pediatra Carla Tomasini denuncia la vendita di bikini imbottiti per bambine, evidenziando il fenomeno dell’ipersessualizzazione infantile e le sue implicazioni sociali



Una scena apparentemente normale: bambini che giocano sulla spiaggia, costruiscono castelli di sabbia e si rincorrono vicino alla riva. Tuttavia, un dettaglio cattura l’attenzione: bambine di appena sei anni indossano bikini con reggiseni imbottiti. Questo fenomeno, che può apparire innocuo a un occhio meno attento, è stato oggetto di una riflessione critica da parte della pediatra Carla Tomasini, che ha scelto di esprimersi sui social per sollevare il problema dell’ipersessualizzazione precoce dei minori.



In un’intervista a Fanpage.it, la dottoressa ha spiegato come la commercializzazione di costumi da bagno per bambine con elementi tipici di abbigliamento adulto, come il reggiseno imbottito, rappresenti un chiaro segnale di adultizzazione dei corpi infantili. “Troviamo in commercio solo costumi con la parte sopra, anche per bambine che hanno solo 1-2 anni, quando fisicamente dal punto di vista pediatrico non possono avere il seno”, ha dichiarato la dottoressa. Secondo lei, questa scelta commerciale riflette una società che sta progressivamente normalizzando la sessualizzazione delle bambine, spingendole a conformarsi a canoni estetici che non appartengono alla loro età.

La pediatra ha sottolineato come questa tendenza sia parte di un fenomeno più ampio, in cui l’infanzia viene accorciata e l’adolescenza dilatata. “La normale maturazione del corpo femminile non è più accettata: la donna deve rimanere sempre con canoni adolescenziali”, ha affermato. Ha inoltre evidenziato che anche i corpi delle donne mature vengono modificati chirurgicamente o digitalmente per aderire a standard estetici irrealistici, ignorando i cambiamenti naturali legati all’età.

Un aspetto preoccupante sottolineato dalla dottoressa riguarda la presenza di reggiseni imbottiti nei bikini destinati a bambine di 6-8 anni. “Ma ovviamente a 6-8 anni una bambina non ha il seno, dunque non avrebbe motivo di portare un reggiseno. E se è presente è patologico”, ha spiegato. Questa pratica commerciale, secondo Carla Tomasini, contribuisce ad alimentare un’immagine distorta del corpo femminile e ad accelerare la percezione di una pubertà precoce.

La pediatra ha inoltre posto l’attenzione su un altro fenomeno legato alla sessualizzazione infantile: il ruolo dei social media e dei genitori influencer. Secondo lei, molte immagini condivise online da genitori finiscono per essere sfruttate da predatori e alimentano contenuti pedopornografici. “La maggior parte dei contenuti a carattere pedopornografico sono offerti dai genitori ai predatori, che sono alla caccia di profili come quelli delle madri influencer”, ha dichiarato. Questo comportamento, oltre a mettere a rischio l’infanzia dei bambini, monetizza la loro innocenza.

Il problema sollevato dalla dottoressa Tomasini non è solo legato all’industria della moda infantile, ma riflette una questione culturale più ampia. L’ipersessualizzazione delle bambine non si limita ai costumi da bagno, ma si manifesta anche attraverso altri prodotti e messaggi mediatici che influenzano negativamente la percezione del corpo e dell’identità femminile fin dalla giovane età.

La pediatra ha concluso la sua riflessione con un appello alla società e ai genitori affinché si inizi a proteggere l’infanzia e a rispettare i tempi naturali di crescita dei bambini. “Stiamo adultizzando un corpo che dovrebbe rimanere innocente e libero da condizionamenti estetici imposti”, ha affermato.



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