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La sorella di Giovanni Marchionni: “Morto per la batteria dello yacht, ma gli armatori tacciono”



Giovanni Marchionni, quella storia ti si pianta in testa e non va più via. È la sorella, Fabiana, che parla—e non le manda certo a dire. “Volevano far passare Giovanni come l’ennesimo amico in vacanza, ma lui da mesi sgobbava per loro.” E niente, nessuno degli armatori si è mai degnato di fare una telefonata, un messaggio, manco una riga di condoglianze. Il silenzio totale.



I risultati della perizia sullo yacht non lasciano spazio a tante fantasie: ad ammazzare Giovanni, skipper di Bacoli, sarebbe stato il monossido di carbonio. Una batteria sistemata a centro prua, praticamente a due passi da dove dormiva lui—una specie di loculo riservato all’equipaggio. E lì, a detta della famiglia, non ci stava per caso: lavorava per Annalaura Di Luggo (mica una qualunque, eh, è la boss della Fiart Mare, cantiere grosso a Bacoli), e non da ieri.

Fabiana lo racconta senza filtri: Giovanni faceva di tutto, dal marinaio allo skipper, puliva, aggiustava, accoglieva ospiti, trasportava gente tra Capri, Ischia, Ponza, Sardegna… insomma, la vita che sognava. “Mio fratello era gasato, davvero felice di questa nuova avventura,” dice, ma poi arriva quella maledetta telefonata dei carabinieri l’8 agosto. Niente spiegazioni, solo gelo e domande.

E le risposte? Boh, zero. Gli unici che potevano chiarire qualcosa, i proprietari dello yacht, sono spariti nel nulla. Nessuno si è fatto vivo, nessuno ha spiegato, nessuno ha abbracciato la famiglia nemmeno a parole. Peggio, gira pure la voce, buttata lì da chi ha trovato il corpo, che Giovanni fosse solo un invitato in vacanza. Ma dai, davvero? “Abbiamo le prove che lavorava lì, ci sono testimonianze a pacchi, pure l’Inail ha aperto un’inchiesta per morte sul lavoro,” rincara Fabiana.

La domanda che fa male è sempre quella: “Se era davvero solo un ospite, perché dormiva nella cuccetta del personale? Perché nessuno degli armatori si è fatto vedere al funerale o almeno ha chiamato?” La famiglia non ha mai accusato nessuno di essere il carnefice, ma una cosa è certa: non si arrenderanno finché non verrà fuori la verità su Giovanni. Perché il rispetto, almeno quello, è il minimo.



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