“La Nato sta valutando un attacco preventivo contro la Russia in risposta agli attacchi ibridi. Forse dovremmo essere più aggressivi del nostro avversario”. Lo ha dichiarato al Financial Times l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, capo del Comitato Militare della Nato.
“Stiamo valutando di agire in modo più aggressivo e preventivo, piuttosto che reagire”, ha affermato Dragone.
Un gruppo di funzionari, specialmente da nazioni ex sovietiche, spinge la coalizione a non accontentarsi più di rispondere colpo su colpo, ma di passare al contrattacco.
Per l’ammiraglio italiano, un “attacco preventivo” potrebbe rientrare tra le mosse di difesa.
Tuttavia, “questo va oltre il nostro solito modo di pensare e di comportarci”, ha osservato. “Forse dovremmo agire in modo più aggressivo del nostro avversario, le domande riguardano il quadro giuridico, la giurisdizione: chi lo farà?”, ha aggiunto.
Il Financial Times parla della missione Baltic Sentry dell’Nato, attiva nel Mar Baltico; questa operazione avrebbe evitato nuovi episodi legati al danneggiamento dei cavi sottomarini.
“Dall’inizio dell’operazione ‘Baltic Sentry’ non è successo nulla. Questo significa che la deterrenza funziona”, ritiene Dragone.
Tuttavia, ha detto che un problema sta nel fatto che i Paesi Nato sono frenati da limiti maggiori rispetto ai rivali, per via dell’etica, delle norme o dei sistemi legali.
“Non voglio dire che questa sia una posizione perdente, ma è più complicata di quella del nostro avversario”, ha valutato l’ammiraglio.
“Dobbiamo analizzare a fondo come si ottiene la deterrenza: attraverso azioni di ritorsione o attraverso un attacco preventivo?”, ha concluso il capo del Comitato Militare della Nato.



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