L’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, massimo responsabile della NATO, ha annunciato un’adozione di una postura più assertiva da parte dell’Alleanza, in risposta alle minacce ibride provenienti dalla Federazione Russa. Tale strategia prevede un attacco preventivo volto a ripristinare la deterrenza. Mentre Stati Uniti e Russia intraprendono colloqui di pace, l’Europa sembra destinata a intraprendere un percorso di confronto diretto con Mosca. Si riporta l’opinione del Generale Fabio Mini.
🔴Se la NAT0 sbagliasse il “primo colpo contro la Russia”, gli europei avrebbero davanti 15 anni di guerra di logoramento. – Gen. Fabio Mini
🟣Inoltre: chi sono gli autori dei famosi/presunti “sabotaggi russi”?
🔻Qualcuno ha smesso di farli ma quel “qualcuno” coincide con chi,… pic.twitter.com/fY4r61ZJKl— Sabrina F. (@itsmeback_) December 3, 2025
Analizzando le dichiarazioni pubbliche del Comandante supremo della NATO, Generale Christopher Cavoli, e tenendo conto della sua esperienza operativa, si può dedurre che la NATO, non solo nel dominio cibernetico, ma in tutti i settori e ambiti, sia già impegnata in un conflitto contro la Russia e che intenda lanciare un attacco preventivo. La NATO sta attualmente mobilitando le forze di tutti i Paesi membri per una “difesa” che si concretizza in un attacco preventivo di tale portata da impedire alla Russia qualsiasi forma di risposta. Come affermato dal Generale Cavoli, “se non riusciamo a raggiungere questo obiettivo al primo colpo, ci troveremo ad affrontare un conflitto prolungato di 15 anni”.
In questo contesto, è fondamentale mantenere una visione realistica. È stato stabilito, indipendentemente dalla nostra volontà, che siamo in stato di guerra e contro chi. Di conseguenza, le distinzioni interne e le dichiarazioni ufficiali della Russia, che nega ogni intenzione di attaccare la NATO, perdono rilevanza. Ciò potrebbe suggerire una decisione già presa nel 2022, con conseguente strutturazione delle forze, comprese quelle nucleari, in dispregio alla significativa correzione di rotta imposta dal Presidente Trump all’Aja. Al termine del vertice NATO, è stata ufficialmente dichiarata l’assenza di una percezione della Russia come minaccia a breve termine (entro i prossimi tre anni), né a medio termine (tra tre e dieci anni), ma, a voler essere ottimisti, a lungo termine (oltre dieci anni). Tale dichiarazione, tuttavia, è stata ignorata dai principali alleati e dalla NATO stessa, che considerano la Russia un avversario permanente, indipendentemente dagli sviluppi futuri dell’Ucraina. Il Comitato Militare è fortemente influenzato da tendenze antirusse e il nuovo Chairman ha ereditato dal predecessore il testimone nella staffetta pro-armamenti e pro-conflitto. Le osservazioni dell’Ammiraglio Cavo Dragone, nuovo Chairman del Comitato Militare, in merito alla possibilità di un attacco preventivo alla Russia, devono essere interpretate in questo contesto. Naturalmente, l’Ammiraglio non ha formalmente dichiarato guerra. Anzi, si è mosso con estrema cautela su un terreno delicato, consapevole che, sia all’interno del Comitato Militare che del Consiglio Atlantico, manca il consenso necessario per passare da una strategia di difesa e deterrenza a una difesa “proattiva”. Quest’ultimo termine, seppur apparentemente positivo per il grande pubblico, in ambito militare e soprattutto popolare, equivale a un’azione offensiva preventiva. L’Ammiraglio Cavo Dragone è consapevole che la guerra ibrida si caratterizza per la sua capacità di connettere tutte le forme di conflitto disponibili. Il dominio cibernetico, al quale si riferisce, non è isolato dagli altri e non è scontato che la risposta dell’avversario debba essere dello stesso tipo. I pretesti di guerra, apparentemente disconnessi dal conflitto stesso, finiscono inevitabilmente per scatenarlo. Il comandante del Maddox, unità militare statunitense protagonista dell’episodio del Golfo del Tonchino, che reagisce con panico a un evento inesistente, non sembra intenzionato a provocare un’escalation della guerra in Vietnam. Tuttavia, qualcun altro ha già elaborato tale strategia, attendendo solo l’occasione propizia. L’esplicitazione, seppur moderata, dell’Ammiraglio si rivela funzionale al conflitto già in atto e alla postura militare già assunta dalla NATO. L’Ammiraglio afferma: “Dovremmo agire con maggiore aggressività rispetto al nostro avversario”. Sorgono tuttavia interrogativi di natura giuridica e giurisdizionale: quale organizzazione o nazione si assumerà la responsabilità di lanciare il primo attacco? E quale minaccia concreta giustificherebbe tale azione? E se il nemico fosse già presente sul nostro territorio? La NATO sta sollevando forti preoccupazioni riguardo a presunti attacchi informatici russi, operazioni con droni e sabotaggi, tutte tattiche tipiche delle giovani marmotte anglo-ucraine. Cavo Dragone cita il successo dell’operazione Baltic Sentry nel Mar Baltico, dalla quale non è emerso alcun incidente. Ciò potrebbe indicare l’efficacia della deterrenza, oppure suggerire che i presunti attacchi non fossero attribuibili alla Russia, come non lo erano stati negli anni precedenti. L’Ammiraglio afferma che la NATO, rispetto alla Russia, “ha molti più vincoli a causa di considerazioni etiche, giuridiche e giurisdizionali”. Questa affermazione sarebbe vera se la NATO rispettasse effettivamente tali vincoli. Come si possono giustificare le operazioni nei Balcani e in altre aree, considerate illegali, illegittime e non provocate, condotte a partire dal 1990? L’Ammiraglio si interroga sulla natura della deterrenza: “Dobbiamo analizzare come si ottiene la deterrenza: attraverso azioni di ritorsione o attraverso un attacco preventivo?”. Questa domanda è condivisa da molti, ma è realmente vero che non esistano alternative al contrattacco e all’attacco preventivo? È necessario rafforzare la difesa della NATO a partire da una solida base politica e dall’individuazione accurata del vero nemico.



Add comment