L’inchiesta in corso a Milano sta avendo un impatto significativo sulla campagna di Elly Schlein, portando a una situazione di crescente preoccupazione all’interno del partito. L’estate, che avrebbe dovuto essere un periodo di relax, si trasforma in un momento di crisi, ben lontano dall’immagine idilliaca evocata da Shakespeare. I tempi in cui la segretaria del partito poteva godere di lunghe vacanze lontano dai riflettori sono ormai un ricordo lontano. Oggi, la situazione è aggravata dalla scoperta di una presunta “degenerazione eversiva”, come definita dai giudici coinvolti nell’inchiesta.
La vera “bomba” che ha colpito il partito è l’indagine che coinvolge anche il sindaco di Milano, Beppe Sala. Questo sviluppa ulteriormente le tensioni in un contesto già fragile, minacciando di far crollare il piano per le elezioni regionali. Sala, pur non essendo un alleato diretto della maggioranza schleiniana, è diventato un interlocutore necessario nel corso degli anni. Ha dimostrato più volte la sua disponibilità a collaborare con la segretaria, ad esempio in merito alla proposta della tenda riformista. Tuttavia, la risposta di Schlein a queste aperture è stata quella di bloccare l’approvazione parlamentare della legge “Salva Milano”.
L’amministrazione di Milano, nonostante le divergenze, rimane un punto di riferimento importante per il partito. È fondamentale per Schlein mantenere buoni rapporti con Sala, soprattutto considerando che uno dei potenziali successori del sindaco, Pier Francesco Maiorino, è un esponente di spicco della sua “cantera”.
Per circa 24 ore, il partito ha mantenuto un silenzio stampa quasi totale. Solo di recente, Lia Quartapelle, deputata della minoranza, ha rotto il silenzio, affermando: “La mia personale convinzione è che il sindaco Beppe Sala non sia nemmeno sospettabile di partecipazione a qualsiasi sistema corruttivo vero o presunto.” Tuttavia, Quartapelle ha anche toccato un punto critico, sottolineando la necessità di un impegno per rivedere gli strumenti normativi urbanistici, che definisce “vetusti e inadeguati”.
Attualmente, Schlein non ha preso una posizione pubblica chiara. Si è limitata a contattare il sindaco Sala per esprimere la sua “solidarietà” e “vicinanza”. La situazione, però, potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro politico di Milano, che si appresta a tornare al voto nel prossimo anno. Le conseguenze di questa inchiesta potrebbero influenzare negativamente anche i preparativi per le elezioni regionali di autunno, alimentando una crescente sfiducia nei confronti di una segreteria che è stata accusata sia di tradire le origini del Partito Democratico sia di non essere in grado di prevenire situazioni ambigue.
In aggiunta alla crisi milanese, un’altra inchiesta di corruzione ha colpito la giunta di Prato, portando alla rimozione della sindaca dem e all’insediamento di un commissario. Questo scenario complesso e preoccupante si riflette nella strategia di Schlein di organizzare un congresso entro la fine dell’anno, che potrebbe culminare in primarie nella primavera del 2026. Tuttavia, il successo di questa iniziativa dipenderà dal bilancio politico che Schlein sarà in grado di presentare per l’anno in corso.
Se il suo operato risulterà insoddisfacente, potrebbe essere più saggio per lei evitare di affrontare il congresso e continuare a navigare la situazione giorno per giorno. Il percorso verso le elezioni regionali, che era iniziato con grande entusiasmo, rischia di dover affrontare sfide inaspettate. Anche in quelle regioni considerate inizialmente vincenti, come la Puglia, dove Antonio Decaro dovrà affrontare la candidatura poco gradita di Michele Emiliano, e in Toscana, dove il candidato designato, Eugenio Giani, attende il via libera per lunedì, si percepisce un clima di incertezza. La domanda rimane: arriverà davvero Godot?
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