Le condizioni di papa Francesco sono definite come “complesse”, e il pontefice potrebbe rimanere ricoverato presso l’ospedale Gemelli per almeno venti o trenta giorni. Nonostante l’ipotesi di un ritorno a Casa Santa Marta per continuare le cure sia stata considerata, appare alquanto remota. A 88 anni, anche un semplice spostamento potrebbe rappresentare un rischio per la sua salute.
Nel frattempo, il Papa ha sospeso ogni attività lavorativa, ma la macchina vaticana non può fermarsi. Con miliardi di cattolici nel mondo e una miriade di responsabilità politiche, amministrative e pastorali, il funzionamento della Santa Sede non prevede pause. Per fronteggiare situazioni come questa, esiste una precisa catena di comando stabilita dalle norme interne del Vaticano.
Chi gestisce il Vaticano in assenza del Papa?
In questi giorni, la gestione operativa della Chiesa è affidata al cardinale irlandese Kevin Joseph Farrell, nominato camerlengo da Papa Francesco nel 2019. Il camerlengo è responsabile della cosiddetta “sede vacante”, curando e amministrando i beni e i diritti temporali della Santa Sede. Sebbene il suo ruolo sia tradizionalmente associato alla morte del pontefice, le stesse norme si applicano anche in caso di impedimento temporaneo o permanente del Papa.
Tuttavia, le questioni strettamente politiche restano nelle mani del segretario di Stato, il cardinale italiano Pietro Parolin, spesso definito una sorta di “primo ministro” del Vaticano. Parolin è uno dei pochi a cui è concesso visitare personalmente papa Francesco nella sua stanza al Gemelli, un chiaro segnale del peso politico che gli viene attribuito.
Papa Francesco si avvale di un ristretto gruppo di collaboratori fidati che, in sua assenza, prendono decisioni insieme a lui o addirittura per conto suo. Tra questi spicca il cardinale polacco Konrad Krajewski, elemosiniere papale, considerato una delle figure di maggiore fiducia del pontefice. Tuttavia, questa dinamica ha suscitato critiche; il cardinale tedesco Gerhard Mueller, rimosso da Francesco dal ruolo di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha descritto in un libro il gruppo attorno al Papa come un “cerchio magico” privo di adeguata preparazione teologica.
Le dinamiche di potere durante le crisi papali
La storia del Vaticano dimostra che certi equilibri politico-amministrativi tendono a cambiare quando il Papa è malato. Ad esempio, durante gli ultimi mesi di vita di Giovanni Paolo II, molte decisioni cruciali furono prese dal suo segretario personale, il futuro cardinale Stanislaw Dziwisz, piuttosto che dai cardinali ufficialmente incaricati. Allo stesso modo, suor Pascalina Lehnert ebbe un’enorme influenza su papa Pio XII durante i suoi quarant’anni di collaborazione stretta.
Oggi, nonostante papa Francesco sia ancora lucido, non è chiaro quali giochi di potere potrebbero emergere qualora le sue condizioni dovessero peggiorare. La situazione resta delicata e sotto stretta osservazione non solo dai fedeli, ma anche dagli osservatori interni ed esterni al Vaticano.
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