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Louise, uccisa a soli 11 anni appena fuori da scuola in 15 minuti. L’assassino: “Ero arrabbiato per aver perso a Fortnite”



Si è consumato in soli quindici minuti il terribile omicidio di Louise, una bambina di appena 11 anni, scomparsa lo scorso venerdì dopo essere uscita da scuola a Épinay-sur-Orge, a sud di Parigi. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato il giorno successivo in un bosco poco distante. Gli inquirenti, grazie alla confessione del killer, hanno ricostruito gli eventi che hanno portato a questa tragedia.



Tutto è iniziato venerdì 7 febbraio alle 13:50, quando Louise ha lasciato la scuola per tornare a casa, distante solo dieci minuti a piedi. Prima di incamminarsi, ha inviato un messaggio a un’amica per augurarle un buon fine settimana. Otto minuti dopo, alle 13:58, le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso la ragazzina mentre attraversava le strisce pedonali vicino alla sua abitazione. Dietro di lei, un uomo con un berretto e un piumino nero: era Owen L., il suo vicino di casa, che la stava seguendo.

Il profilo del killer: chi è Owen L.?

Owen L., 23 anni, è uno studente di informatica con una passione per il calcio e la boxe. Spesso trascorreva ore a casa dei suoi genitori giocando ai videogiochi, come aveva fatto anche quel venerdì. Dopo una sconfitta a Fortnite, frustrato e in cerca di sfogo, ha deciso di uscire con un pugnale Opinel in tasca. L’obiettivo? “Trovare qualcuno da rapinare per calmarsi”. È stato allora che ha incrociato Louise.

Con una scusa, Owen l’ha attirata nel bosco. Quando ha mostrato la lama, la bambina ha provato a difendersi. Ma lui l’ha scaraventata a terra con un pugno e l’ha colpita con almeno dieci coltellate, alcune delle quali fatali al collo. Alle 14:10, pochi minuti dopo l’aggressione, la madre di Louise ha cercato di contattarla senza successo: il cellulare risultava spento, e l’app per la geolocalizzazione non era attiva. Il corpo della piccola verrà ritrovato solo all’1:50 della notte tra venerdì e sabato.

Dopo l’omicidio, Owen è tornato a casa con una ferita alla mano e macchie di sangue sugli abiti. Ha chiesto aiuto alla sua fidanzata per coprire il delitto e le ha confessato di aver “pugnalato più volte una studentessa”. Ai genitori ha invece mentito, sostenendo che le ferite erano dovute a un incidente domestico avvenuto qualche giorno prima.

La svolta nelle indagini è arrivata tra domenica e lunedì, quando un vicino ha riconosciuto Owen come l’uomo con il piumino nero ripreso dalle telecamere. Lunedì sera, il 23enne è stato arrestato con l’accusa di omicidio. Inizialmente ha negato ogni coinvolgimento, ma il test del DNA ha confermato la sua colpevolezza: il materiale genetico trovato sulle mani della vittima apparteneva a lui.



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