Gli occhi azzurri di Patrick Swayze, che hanno incantato milioni di spettatori, non sono più tra noi. Le sue braccia, celebri per aver sollevato Baby nell’indimenticabile scena finale di “Dirty Dancing”, sono ora un ricordo eterno; nella vita reale, però, si sono dovute arrendere. Tuttavia, ogni volta che “Time of my Life” risuona, Patrick Swayze rivive nei nostri cuori, come solo le vere leggende sanno fare.
Nel gennaio del 2008, Patrick Swayze affrontò il momento più difficile della sua vita: una diagnosi di cancro al pancreas in stadio avanzato. I medici gli diedero pochi mesi di vita, una sentenza che avrebbe potuto abbattere chiunque. Ma chi ha visto Patrick Swayze sullo schermo sa che non era tipo da arrendersi facilmente. Non lo fece quando, da giovane ballerino, si trovò con un ginocchio distrutto. Non lo fece quando Hollywood lo considerava troppo ballerino per essere un attore serio. E non lo fece nemmeno di fronte a questa sfida.
Con la determinazione che lo caratterizzava, Patrick Swayze dichiarò: “Non so quanto vivrò, ma so che combatterò fino all’ultimo respiro.” E mantenne la sua promessa: resistette quasi due anni, girando persino una serie TV intitolata “The Beast”, mentre il suo corpo subiva gli effetti della chemioterapia.
Dietro ogni uomo straordinario c’è spesso una donna altrettanto straordinaria. Per Patrick Swayze, quella donna era Lisa Niemi, sua compagna di vita dai tempi dell’adolescenza. Il loro amore, nato quando avevano rispettivamente 19 e 14 anni, si trasformò in un legame indissolubile che nemmeno la morte riuscì a spezzare. Lisa Niemi fu il suo sostegno costante, la sua roccia, colei che gli stette accanto fino alla fine. Lisa, ricordando quei giorni difficili, ha affermato: “C’erano giorni in cui non riusciva nemmeno ad alzarsi dal letto. Ma poi trovava una forza sovrumana, si trascinava sul set e diventava un’altra persona. La sofferenza scompariva dai suoi occhi appena la telecamera iniziava a girare.”
L’ultima intervista di Patrick Swayze, concessa a Barbara Walters pochi mesi prima della sua morte, rappresenta il suo testamento spirituale. Con il volto segnato dalla malattia ma con gli occhi ancora vivaci, disse: “Temo la morte? No. Temo di non aver vissuto abbastanza intensamente ogni singolo giorno.” Questo è forse il dono più grande che ci ha lasciato: un promemoria che la vita deve essere vissuta intensamente ogni giorno.
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