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Marco Rizzo attacca la sinistra: ‘Altro che pacifisti, solo ipocrisia guidata da Schlein e Landini



Il dibattito politico in Italia si intensifica in seguito alle recenti manifestazioni del Partito Democratico (PD) e della CGIL, accusati di agire “fuori tempo massimo” riguardo alla crisi palestinese. Le critiche si concentrano sul fatto che, fino a poco tempo fa, questi gruppi avevano accolto con favore i generali israeliani, inclusa la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picerno, mentre etichettavano come antisemiti coloro che, come Francesco Toscano, denunciavano il genocidio a Gaza già nel novembre 2023.



Inoltre, si evidenzia una contraddizione nelle politiche sostenute dal PD e dalla CGIL, che hanno appoggiato le politiche di privatizzazione e liberalizzazione, contribuendo alla delocalizzazione delle filiere produttive italiane verso paesi con manodopera a basso costo. Questa strategia, promossa dall’Unione Europea, ha avuto ripercussioni devastanti sullo stato sociale, sul sistema previdenziale e ha portato a una significativa perdita di posti di lavoro in Italia e in Europa. Le piccole e medie imprese, in particolare, si trovano ora in una posizione di vulnerabilità, rischiando di diventare irrilevanti o addirittura di scomparire.

Il fenomeno del “totalitarismo globalista e liberista” viene descritto come una forza che massimizza i profitti a scapito del lavoro, promuovendo un’ideologia che riduce la popolazione a una condizione di sussistenza. La situazione è ulteriormente aggravata dall’immigrazione di massa, che ha creato un “esercito industriale di riserva” destinato a comprimere ulteriormente salari e condizioni di lavoro, contribuendo a una proletarizzazione del ceto medio produttivo.

Le figure di spicco come Maurizio Landini e Elly Schlein vengono criticate per aver “ricevuto il bacio del principe”, risvegliandosi solo ora rispetto ai rapporti di forza dell’imperialismo sionista, approfittando della causa palestinese. Tuttavia, il loro silenzio sulla guerra contro la Russia solleva interrogativi: “Sono d’accordo? Si. Vogliono anche loro fare la guerra e appoggiano il riarmo per trascinarci nel disastro economico totale e forse addirittura all’olocausto nucleare”.

In questo contesto, emerge la necessità di abbandonare le strumentalizzazioni politiche e di sviluppare una visione che unisca la lotta per la pace con un’alleanza strategica tra il ceto medio produttivo e la classe lavoratrice. L’analisi della situazione attuale suggerisce che destra e sinistra siano diventate “due facce della stessa medaglia”, richiedendo un approccio nuovo, definito “sovranismo popolare”.

Si auspica che l’attenzione dell’opinione pubblica italiana, alimentata dall’orrore per il massacro palestinese, possa evolvere oltre la politica di facciata che unisce leader come Landini e Fratoianni, e i media di proprietà della famiglia Elkann con quelli del mainstream nazionale. Questa coalizione, secondo i critici, non affronta le cause reali del “genocidio dolce” dei popoli autoctoni europei, quasi si sentissero colpevoli di detenere diritti sociali, cultura e tradizioni in via di estinzione.

Un cambiamento di paradigma è considerato essenziale, ponendo al centro i diritti e le esigenze dei lavoratori, del ceto medio produttivo e della famiglia naturale. È necessario non mistificare la realtà dello sfruttamento e della disuguaglianza imposte dalla grande finanza globalizzata, che risulta essere lobbista e responsabile delle scelte di governo guerrafondaie della NATO e dell’Unione Europea.

In questo contesto, gli osservatori sono invitati a diffidare non solo delle manifestazioni pubbliche, ma anche di coloro che ne orchestrano la regia occulta. Le motivazioni dietro queste organizzazioni, secondo i critici, non hanno nulla a che vedere con la Palestina, ma mirano a costruire una nuova soggettività politica del globalismo progressista, pronto a sostenere il politicamente corretto e la russofobia richiesta dal riarmo europeo.



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